PRIMO PIANOSTORIE DA RACCONTARE

Con Claudio Calzoni, alla scoperta delle case in cui visssero i giocatori del Grande Torino

TORINO. Nel suo libro “I luoghi del Toro” edito da Yume, lo scrittore, poeta, giornalista e “grande cuore granata” Claudio Calzoni va alla scoperta di quelli che sono stati gli ambienti, le zone, i quartieri, i posti dove nacque la leggenda del Grande Torino. A partire, ovviamente, dal Filadelfia che le tifoserie ospiti temevano considerandolo un campo inespugnabile. Non a caso era stato ribattezzato la “fossa dei leoni”. Difficile uscire indenni da quel rettangolo di gioco. Nel suo libro Calzoni va anche alla scoperta delle case nelle quali vissero i campioni dal tragico destino. Un destino scritto il 4 maggio 1949 sul colle di Superga, al rientro dalla trasferta di Lisbona.

In via Nizza 110 viveva il famoso “Trio delle meraviglie” composto
da Valerio Bacigalupo, Danilo Martelli e Mario Rigamonti

Scrive Calzoni: “Proviamo a ritornare nei luoghi quotidiani di quanti sono state ritrovate le memorie. Lo facciamo partendo dal famoso “Trio Nizza”, costituito dal portierone Valerio Bacigalupo, Danilo Martelli e Mario Rigamonti: tutti e tre abitavano, ovviamente nel quartiere Nizza e nella omonima via al numero civico 110. Un terzetto unito anche nella dimensione domestica: tre campioni nella stessa casa, l’ultima, prima di piazza Carducci. Erano in pensione da una signora austera ma gentile, e vivevano da amici sinceri la loro professione e il loro tempo libero.

Anche in un’altra casa si era verificata una piccola magia del genere con Ezio Loik, Valentino Mazzola e ancora Mario Rigamonti che, lasciata la casa di via Nizza, si trasferì con Loik e Mazzola, arrivati a Torino con le rispettive famiglie da tempo in via Moretta 3, in pieno quartiere San Paolo.

Valentino Mazzola abitava in via Torricelli 66

Ma anche Bacigalupo amava spostarsi, infatti dopo via Nizza, poco prima della tragedia di Superga, si trasferì in via Urbano Rattazzi. Anche se certamente con meno fasti di oggi, a quei tempi i calciatori, soprattutto quelli molto in vista e già pagati abbastanza da condurre vite agiate, conducevano una vita semplice ma molto piena e sempre in movimento, soprattutto per seguire i desideri delle signore: per esempio, un altro indirizzo noto di Loik è via Vigone 6, non molto lontano dall’altra abitazione già indicata in via Moretta.

La casa di Piero Operto era in via Frabosa, nel quartiere Nizza-Millenfonti: un’area particolarmente amata, con quella di San Paolo, dai calciatori del Grande Toro, perché non distante dallo Stadio Filadelfia, sede storica delle partite, ma anche campo di allenamento quotidiano.

Valentino Mazzola, prima della morte ha vissuto alcuni anni, con i figlio Sandro e la sua nuova compagna in via Evangelista Torricelli 66; in quel palazzo vi abitò anche Aldo Ballarin: un edificio ancora elegante, tra via Piagefetta e via Giovanni da Verazzano, in quartiere Crocetta, la zona dei ricchi torinesi poco attirati dal lusso solitario della collina.

In via Priocca 10 ha vissuto Guglielmo Gabetto

Decentrato Guglielmo Gabetto, che per un certo periodo abitò nella casa natia di via Francesco Cigna 46, a due passi dal mitico “Fortino”, per poi spostarsi con la famiglia, sempre nell’area orientale della città, in via Clemente Damiano Priocca 10, passando senza quasi soluzione di continuità dalla Barriera di Milano al quartiere Dora.

Decisamente più posizionato in area centrale Eusebio Castigliano, che aveva la propria dimora in via Vinadio 17, nel quartiere Cenisia: anche questa, come praticamente tutte le altre, è una casa elegante, contrassegnata da un’impronta che ancora lascia intravedere profonde risonanze con l’architettura del secolo precedente.

Certamente di classe e con una facciata decisamente originale, scandita da balconi triangolati e da slanciati bow window, l’abitazione di Franco Ossola in via Felice Cordero di Pamparato 6, sull’asse di Via Giacomo Medici, quasi all’angolo con piazza Bernini. A cento metri di distanza, mio padre aveva trovato lavoro, nel dicembre del 45, presso un ciclista, diventato poi meccanico e riparatore di moto, all’angolo con via Digione, il signor Fantoni.

In via Cordero di Pamparato 6 ci stava Franco Ossola

Due le abitazioni del triestino Giuseppe Grezar: la prima si trova in all’angolo tra via Tunisi e corso Sebastopoli, nel quartiere Mercati Generali-Filadelfia (nomen omen) e nella stessa casa vi abitava anche Virgilio Maroso. L’altra casa di Grezar non era comunque molto lontana dalla prima: infatti si tratta della casa dell’allora corso Orbassano 41, oggi corso Alcide De Gasperi, vicinissima alla dimora di Mazzola. Anche Romeo Menti non seppe evidentemente resistere al fascino del Filadelfia, andando a vivere nella casa di via Tunisi 59. Ruggero Grava e Július Schubert, per un certo periodo, si divisero un appartamento in via Gioberti.

L’allenatore, Ernő Egri Erbstein abitava in via Assarotti 11, dove si era trasferito con la famiglia nel 1938, e che il presidente Novo aveva tenuto libero durante tutte le peregrinazioni degli anni della guerra dell’allenatore.  Tornata la tranquillità, finite le leggi razziali e la guerra, come abbiamo visto Novo volle che il suo grande amico tornasse in città ad abitare nello stesso alloggio che aveva occupato prima di partire.

In via Tunisi angolo corso Sebastopoli ci abitavano Grezar e Maroso

Pieno centro cittadino per l’uomo posto al vertice del Grande Toro, Ferruccio Novo, presidente ricordato con rispetto e grande calore dai tifosi per aver costruito con tenacia la squadra a quei tempi forse più forte del mondo e poi per aver cercato di ricostruire con ogni mezzo la squadra dopo la tragedia di Superga. Abitava in via Roma 305, quasi all’angolo con via Pietro Gobetti“.

In questo elenco Calzoni fa rientrare anche Vittorio Pozzo, commissario tecnico della Nazionale negli anni Trenta e Quaranta e fondatore del Torino Football Club: abitava in corso Principe Oddone 84, in una casa che oggi certamente non ha più il volto degli anni in cui era dimora del mitico CT, che non volle mai essere pagato per quel ruolo di Direttore Tecnico, visto che a lui, diceva, bastava la paga da giornalista, e l’onore di far parte della Nazionale.

Tratto da: I luoghi del Toro, di Claudio Calzoni, Yume Editore, Torino, 2019

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