
I pontefici piemontesi: da Felice V a Pio V (prima parte)
I papi piemontesi si contano sulla punta delle dita, anzi di sole due dita, massimo tre, se teniamo conto anche di un antipapa, Amedeo VIII, detto il Pacifico (che più propriamente era savojardo), eletto papa col nome di Felice V, di cui abbiamo già avuto occasione di parlare su questo quotidiano on line in un articolo dedicato (i Lettori che volessero rileggerlo, possono cliccare qui)
Il primo “vero” papa piemontese è stato Pio V, al secolo Antonio Ghislieri. Che per altro è stato anche santificato, sia pur con un secolo e mezzo di ritardo. Di questo primo pontefice piemontese parleremo in questa prima parte dell’articolo.
Il secondo papa piemontese, o meglio “oriundo” piemontese, essendo nato in Argentina da emigranti subalpini, è Papa Francesco: a Papa Bergoglio è dedicata la seconda parte dell’articolo.
Pio V era nato a Bosco Marengo (attualmente in provincia di Alessandria, ma all’epoca in territorio del Ducato di Milano) il 17 Gennaio 1504. E morì a Roma il 1° Maggio 1572.
Fu teologo e inquisitore domenicano, e con San Carlo Borromeo e Sant’Ignazio di Loyola, è considerato tra i principali artefici e promotori della Controriforma. In linea alle decisioni intraprese durante il Concilio di Trento, papa Pio V attuò molte riforme nell’ambito della Chiesa: a lui si deve il nuovo Messale romano, il Breviario (con l’inserimento dell’Ave Maria) e un Catechismo.
Fu molto Intransigente nel difendere il Cattolicesimo da ogni eresia, e nel governo dello Stato Pontificio. Nell’intento di sostenere la cattolica Maria Stuarda sul trono d’Inghilterra, scomunicò la rivale Elisabetta.
La sua figura è legata alla costituzione della Lega Santa che si oppose all’Impero Ottomano: la coalizione s’impose vittoriosamente nella Battaglia navale di Lepanto (7 Ottobre 1571) contro la flotta mussulmana.
Papa Pio V fu beatificato nel 1672 da papa Clemente X e canonizzato il 22 maggio 1712 da papa Clemente XI, a distanza di 140 anni dalla sua morte.
Ma perché tanto ritardo? A parte il fatto che le canonizzazioni tardive non sono così infrequenti nella Chiesa cattolica, ma per Pio V probabilmente giocò il fatto che si trattava di un inquisitore inflessibile e di un rigoroso (troppo rigoroso!) moralizzatore del costume civile ed ecclesiastico.

Tant’è vero, come ricorda il prof. Fabio Gasti, ordinario di Lingua e Letteratura latina all’Università di Pavia, in un convegno dedicato a questo papa santo, che alla sua morte pare che i Romani abbiano tirato un sospiro di sollievo e che le manifestazioni di cordoglio siano state piuttosto contenute e di pura circostanza.
Nel 1712 vennero pubblicate due biografie dedicate a Papa Pio V: la Vita di S. Pio Quinto Sommo pontefice, a cura di Alessandro Maffei e la Vita S. Pii V Summi Pontificis di Tommaso Maria Minorelli. La prima è soprattutto un’agiografia del papa, tipica di quegli anni, mirante a sottolineare l’humiltas del pontefice, prima e dopo la sua elezione al soglio pontificio. La seconda è un opuscolo pubblicato dai Domenicani, cui Pio V apparteneva, che sostanzialmente sostiene che la santità del papa è talmente palese da non richiedere troppe testimonianze: le azioni della sua vita, in altre parole, parlerebbero da sole.
Tra le opere più memorabili di Papa Pio V c’è senz’altro la fondazione a Pavia (datata 27 Novembre 1567) di un celebre e autorevole Collegio, che da lui prese il nome, anzi il cognome (Collegio Ghislieri). Il prestigioso Istituto, tuttora in attività, fu fondato “con l’intento di offrire a giovani inclini agli studi, anche se di umili origini, l’opportunità di acquisire una formazione culturale e morale adeguata alla preparazione di una efficiente classe dirigente al servizio della società”. Pio V scelse per il Collegio che porta il nome del suo casato questo motto: “Sapientia, cum probitate morum coniuncta, humanae mentis perfectio”.

Ad Alessandria, nel Palatium Vetus, da qualche tempo si conserva un prezioso artistico medaglione con il profilo di San Pio V, realizzato nel 1570 da Leonardo Sormani in marmo policromo (alabastro, onice, bianco di Carrara, alabastro tartarugato e broccatello di Spagna). L’opera, che stava per essere venduta all’estero, è stata dichiarata d’interesse nazionale dal Ministero dei Beni Culturali, ed è stata recentemente acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio.
Vie dedicate a San Pio V sono presenti a Torino, ad Alessandria e in altre città del Piemonte per ricordarne la figura storica. Il profilo del suo volto presente sul medaglione alessandrino, così come i numerosi dipinti che lo ritraggono in abiti papali, non sembrano essere quelli di un uomo che definiremmo bellissimo.
E neppure sembra che questo papa piemontese sia stato un mostro di simpatia. Ma non possiamo certo affermare che non si sia fatto notare, sia nel panorama politico internazionale dell’epoca, sia per le sue riforme nell’ambito dello Stato della Chiesa. E non possiamo manco negare che abbia lasciato una traccia non indifferente nella Storia.
Sergio Donna
(La Seconda Parte è consultabile QUI)



