Articolo di Katia Bernacci, fotografie di Marino Olivieri ph
Lities, borgo alpino della Val Grande di Lanzo, è un frammento di Piemonte sospeso nel tempo, un luogo dove la memoria contadina, le tradizioni montane e il profumo delle castagne si intrecciano in un racconto che affonda le radici nell’Ottocento e continua a vivere grazie all’impegno della comunità locale.
A 1143 metri di altitudine, incastonato nell’incredibile panorama della Val Grande, Lities è una frazione del comune di Cantoira, in provincia di Torino. Oggi è un borgo silenzioso e suggestivo, meta di escursionisti e amanti della natura, ma un tempo era un centro vitale, animato da famiglie di montanari (pare che nell’800 fossero circa 400) che vivevano in simbiosi con la terra, il bosco e le stagioni. Le sue case in pietra, le chintane strette e le fontane scolpite sono un libro aperto, che consente di fare un vero e proprio viaggio nel passato.
Nel corso dell’Ottocento, Lities visse un periodo di relativa prosperità. La popolazione era composta da nuclei familiari solidi, spesso allargati, che praticavano l’agricoltura di sussistenza, l’allevamento e la raccolta dei frutti del bosco. Le castagne, in particolare, rappresentavano una risorsa fondamentale, venivano raccolte in autunno, essiccate e poi macinate per ottenere farina, base di molte ricette tradizionali. Ancora oggi attorno alla cittadina si possono trovare numerosi alberi di castagno, alcuni dei quali producono una varietà interessante di frutti piccoli ma molto saporiti.
La vita a Lities era scandita da ritmi lenti e da una profonda spiritualità. Le feste religiose, le veglie invernali e le transumanze estive verso gli alpeggi erano momenti di aggregazione e di trasmissione orale della cultura. Le donne si occupavano della filatura e della tessitura, (atto che veniva compiuto durante le lunghe e buie serate, con il solo ausilio di lampade a olio o candele), mentre gli uomini lavoravano nei boschi o emigravano stagionalmente per cercare fortuna altrove, spesso come muratori o artigiani.
Con l’avvento del Novecento e il progressivo spopolamento delle aree montane, Lities ha rischiato di scomparire. Ma negli ultimi anni, grazie all’impegno dell’Associazione Amici di Lities, il borgo ha ritrovato nuova linfa. Fondata da discendenti degli abitanti originari, l’associazione ha avviato un progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio storico e culturale del paese, culminato nella creazione della Casa Museo “Cà dou Rousét”.
La nostra visita è stata allietata dalla signora Luisella, che ha raccontato molte curiosità sulla vita di un tempo, come ad esempio quella della cattura di un pettirosso, che poi viveva per tutto l’inverno nella casa, con gli umani, che gli davano cibo in cambio di aiuto con i parassiti.
La casa museo è a tutti gli effetti un piccolo gioiello etnografico, allestito con tantissimi oggetti d’epoca, fotografie, utensili e testimonianze che raccontano la vita quotidiana dei montanari di Lities. Ogni stanza è dedicata a un tema: la cucina con il camino e le pentole di rame, la camera da letto con il corredo nuziale, il laboratorio del falegname, e una particolarità: gli abitanti di Lities erano anche calzolai, per impegnare le lunghe ore invernali e guadagnare qualche soldo, intagliavano zoccoli estivi e invernali, estremamente funzionali.
Nel 2019 è stato inaugurato il progetto “#Lities: il borgo racconta”, un museo diffuso che utilizza bacheche illustrative e QR code per far rivivere le storie degli abitanti attraverso le loro case. Ogni angolo del borgo è diventato così una pagina di un libro aperto, dove il visitatore può ascoltare le voci del passato e immaginare la vita che fu.
Oggi Lities conta pochissimi residenti stabili, circa tre famiglie, ma è abitato da una comunità affettiva ampia e appassionata. Chi lo visita non trova solo un borgo alpino, ma un piacevole luogo dove il tempo sembra essersi fermato e dove ogni pietra e ogni casa raccontano una storia fatta di oggetti, di ricordi… di vita.
La visita è assolutamente consigliata, facendo attenzione a seguire sui social le giornate di apertura, che nel periodo invernale sono ridotte.

