
Quegli spazzacamini piemontesi che andavano in giro per l’Europa a ripulire canne fumarie…
La loro vita da bohémien, dura e itinerante, ha ispirato canzoni tristi, ma anche musical di successo e brani popolari ironici e maliziosi
A partire dal Seicento e dal Settecento, e per tutto l’Ottocento, dalle Alpi piemontesi generazioni di spazzacamini emigrarono in cerca di fortuna. Partivano dalle Valli di Lanzo, dalla Val d’Orco, dalla Val Vigezzo, dalla Val d’Ossola, dalla Val d’Aosta, così come da tante altre povere vallate alpine. Erano orfanelli, o bambini le cui famiglie non erano più in grado di farsene carico, che presero tristemente le vie dell’Europa per fare lo spazzacamino in un paese straniero.
Venivano affidati ad un “padrone”, che percepiva tutto il compenso, limitandosi a garantire loro un pasto frugale. Qualche volta, di nascosto, chiedevano una piccola mancia ai clienti, che – presi da compassione – lasciavano scivolare nella tasca dei loro pantaloncini stracciati qualche spicciolo.
Esili, sporchi, vestiti di miseri abiti, s’infilavano nelle canne fumarie, entrando dai caminetti, rischiando di morire soffocati, assicurati ad una corda, legata alle ascelle e ai polsi, portando con sé i loro attrezzi: la raspa, spesso ricavata da una vecchia zappa; lo scopino (brus-cin); il “riccio” (ariss), realizzato con lamine di ferro, spesso ottenute dalle molle degli orologi; un giacchino abbottonato ai polsi, ed un berretto in testa: una sorta di passamontagna che potevano calarsi sul viso per non aspirare la fuliggine.
Le scorie venivano recuperate e utilizzate per la lavorazione di ferro, rame e argento ed erano rivendute a fabbri, orefici e laboratori di bigiotteria.
Quando gli spazzacamini avevano raggiunto la sommità della canna fumaria, dopo aver provveduto alla raschiatura dell’interno, ricoperti di caligine, facevano capolino dietro al camino sul tetto delle case, gridando trionfalmente: Spaciafornel!

(Fototeca BREL – Fondo Avas Aosta).

I giovani spazzacamini, figure ora scomparse ma diffuse nell’Ottocento e nel primo Novecento, erano ragazzini dal volto smunto e annerito dalla cenere, dall’abbigliamento lacero e sdrucito: hanno sempre profondamente emozionato chi li aveva accolti nelle case per effettuare la pulizia delle canne fumarie dei loro camini o chi semplicemente aveva avuto occasione di incontrarli per strada.
Molti scrittori, poeti e musicisti, noti, meno noti o rimasti anonimi – ispirandosi alle esperienze itineranti degli spazzacamini, giovani e adulti – hanno composto liriche, racconti, musicals e canzoni che spesso hanno riscosso uno strepitoso successo internazionale.
Come il brano “Spazzacamino”, canzone composta negli anni ’20 da Rusconi su versi di Bixio Cherubini. Il brano, dal testo tenero e commovente, descrive le sofferenze dei giovanissimi spazzacamini, lontani dalle famiglie, sfruttati dai “padroni” ed emarginati dai coetanei: venne portato al successo dalle incomparabili voci di Luciano Tajoli, Luciano Virgili e Claudio Villa. Di quest’ultimo, ricordiamo l’impeccabile versione canora sulla base musicale dell’Orchestra del M° Gino Conte.
Oppure come il poetico “Cam, Caminì”, uno dei brani più famosi di Mary Poppins, composta dai fratelli Sherman e cantata in coppia da Julie Andrews e Dick Van Dyke, che nel 1965 ottenne l’Oscar per la miglior canzone.
Non mancano interpretazioni popolari, scherzose ed ironiche, non senza maliziosi doppi sensi, sugli spazzacamini adulti, in veste di rubacuori femminili, come nel brano “Lo spazzacamino”, di autore ignoto, in cui l’aitante giovanotto – conteso dalle massaie delle case che si affacciano sulla via – finisce per cedere alle lusinghe di una bella signorina che lo chiama dalla finestra. Lei gli offre da bere e da mangiare, lui le spazza il camino e… la mette incinta:
Ma quel che mi dispiace / è che il mio camin l’è stretto
povero giovinetto / come ‘l farà a salir?
Non dubiti signora / son vecchio del mestiere
so fare il mio dovere / su e giù per il camin!
Di questo brano in italiano esistono diverse varianti, con testi più o meno fedeli all’originale, in diverse Lingue regionali.
Il Gruppo de Ij Danseur dël Pilon, ad esempio, ha da tempo nel suo repertorio il brano “Spassacamin”, tratto da una Raccolta di canzoni popolari della Valle Elvo (Biella) di Guido Antoniotti. Il testo è in piemontese biellese. Anche in questo caso lo spazzacamino viene convinto da una avvenente sposina a salire nella sua casa a svolgere il suo servizio professionale. La sposina gli offre pure pane e vino: lo spazzacamino si dichiara disposto a rinunciare al suo compenso in denaro in cambio di qualche bacetto. Affare fatto. Peccato però che il marito, dietro l’uscio, abbia ascoltato e capito tutto:
Sàuta fòra co’ ‘l baston:
sopatàjlo an sël gipon!
E così, il baldanzoso spazzacamino, è costretto ad uscire di casa con la schiena a pezzi, scornato e bastonato.
Sergio Donna



