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Alla scoperta di fiumi, torrenti e canali irrigui del Piemonte

Una fitta rete idrografica alimentata dagli affluenti di destra e di sinistra del fiume Po, tra scenari incantevoli e paesaggi naturali che il mondo ci invidia

Non si può parlare di fiumi e torrenti del Piemonte senza ricordare i monti da cui scaturiscono e che alimentano uno dei bacini idrografici più articolati e affascinanti del mondo.

Albeggia sul fiume Sesia (foto di Piero Marchisio)

La maggior parte dei fiumi piemontesi nasce dalle Alpi, in particolare dalle Alpi Marittime (che si estendono dal Colle di Cadibona, sopra Savona, al Colle della Maddalena), dalle Cozie (dal Colle della Maddalena al Moncenisio, dominate dal Monviso) e dalle Graie (dal Moncenisio al Col Ferret, in Val d’Aosta, dominate dal Monte Bianco).

Tra il Col Ferret e il Passo del Sempione (cui si accede da Domodossola), si estendono invece le maestose Alpi Pennine (con le Vette del Cervino e del Monte Rosa), al di là delle quali scorre il Rodano (Canton Vallese); mentre tra il Passo del Sempione ed il Passo dello Spluga si sviluppano le Alpi Lepontine (che delimitano il Canton Ticino): da questi monti svizzeri nasce il Ticino, un grande fiume, che dopo essersi immesso nel Lago Maggiore a Bellinzona, ne diventa emissario, per poi scendere a valle verso il Po, delimitando in parte il confine tra Piemonte e Lombardia.

Il ponte dei Cavalieri Templari sul Po a Moncalieri

Alcuni fiumi e torrenti “piemontesi” scendono in Val Padana dalle Alpi Marittime e dall’Appennino Ligure: almeno un paio tra i più importanti corsi d’acqua, che direttamente o indirettamente diventano affluenti di destra del Po, in realtà nascono al di là dei confini regionali, e precisamente, in Liguria.

Il Po, che gli antichi Celti chiamavano Eridano, e che i Romani chiamavano Padus (di qui il termine di Pianura Padana) è il fiume più lungo d’Italia: nasce  al Pian del Re (nel territorio del comune di Crissolo, Cn), sul Monviso, il monte che per i Piemontesi è il Re di Pietra, e che spicca maestosamente sulla chiostra alpina nel tratto delle Alpi Cozie. Il Po è complessivamente lungo 652 km. e – com’è noto – sfocia nell’Adriatico.

Diversi fiumi piemontesi sono “sorvegliati speciali”

È forse opportuno ricordare che la distinzione tra fiume e torrente non è così netta e scientifica. Dovrebbe basarsi sulla lunghezza, e ancor più sulla portata, più o meno costante nel corso delle varie stagioni: il torrente è in genere un corso d’acqua (permanente o temporaneo), di regime alquanto variabile, e caratterizzato da forti piene nella stagione delle piogge e da estreme magre nei mesi estivi. Ma non sempre è così. Esistono corsi d’acqua abbastanza lunghi, con portate notevoli e relativamente costanti nel tempo, che vengono storicamente chiamati torrenti. Altre vie d’acqua, invece (che in genere scorrono in vallate appenniniche), sono spesso chiamate fiumi, pur avendo una portata alquanto irregolare e un corso relativamente breve. E neppure esiste un sistema di norme amministrative, di consuetudini o prassi cartografiche, che permetta di distinguere con chiarezza se un corso d’acqua è effettivamente da considerarsi un fiume, oppure un torrente. Ci si affida allora alle tradizioni locali dei vari contesti regionali e a come gli abitanti del luogo li hanno chiamati da sempre. L’Orco, ad esempio, che scende verso il piano dal versante padano delle Alpi Cozie, è considerato un torrente, anche se le sue acque (l’eva d’òr, come sono chiamate nel Canavese, per la presenza presunta o reale di pagliuzze dell’aulico metallo) mantengono anche d’estate una portata alquanto costante; mentre l’Entella, che dall’Appennino Ligure scende direttamente al mare, pur asciugandosi quasi del tutto nella stagione estiva, è cartografato come fiume.

Il Monte de Cappuccini si specchia nel Po (foto Sergio Donna)

Può essere interessante, in ogni caso, ricordare che l’idronimo generico “torrente” è di origine latina, e deriva dal verbo tollere (portare via, erodere): altri linguisti lo fanno invece derivare dal verbo torrere (inaridire, seccare).

Per comprendere poi se un fiume o un torrente è da considerarsi un affluente di destra o di sinistra del Po, bisogna immaginare di trovarsi accanto alla sorgente del grande fiume italiano, e di rivolgere, idealmente, lo sguardo in direzione del Mare Adriatico, in cui il Po sfocia, dopo essersi diramato in un ampio delta. Ebbene, sono considerati affluenti di destra quelli che si immettono dal lato della sponda destra del Po; sono affluenti di sinistra quelli che invece affluiscono dal lato della sponda sinistra. Gli affluenti di destra nascono o dalle Alpi Marittime o dalle alture dell’Appennino Ligure e Tosco-emiliano. Gli affluenti di sinistra nascono tutti dalla chiostra alpina.

Il Tanaro in piemontese viene chiamato ël Tani

Ma quali sono i fiumi piemontesi?

Oltre al Po – considerato fiume d’ordine principale, o d’ordine primo, e che rappresenta il collettore naturale dei corsi d’acqua del bacino idrografico che convergono nella Pianura Padana – in Piemonte scorrono tre fiumi definiti di “Ordine Primo”.

Sono:

Rafting sulla Dora Baltea
Il fiume Sesia ad Alagna

Sono corsi d’acqua di “Ordine Secondo”:

La Stura di Lanzo

Sono considerati corsi d’acqua di Ordine Terzo” alcuni affluenti del Po, come il Varàita (che nasce nelle Alpi Marittime e sfocia nel Po all’altezza di Casalgrasso), il torrente Orco (che nasce dal Lago Rosset, sul Colle del Nivolet, nelle Alpi Graie, ed affluisce nel Po presso Chivasso), la Stura di Lanzo (il cui inizio, per convenzione, si fa coincidere alla confluenza della Stura di Ala con la Stura di Viù, ed affluisce nel Po alla periferia nord di Torino), l’Agogna, che nasce sul Mottarone, tra il Lago d’Orta e il Lago Maggiore, e s’immette nel Po all’altezza di Mezzana Bigli (Pv), il Péllice, che nasce sul Monte Granero, ed affluisce nel Po presso Villafranca Piemonte.

L’Orco a Rivarolo

In questo gruppo sono inseriti anche la Bòrmida di Millesimo e la Bòrmida di Spigno (affluenti della Bòrmida), il Toce, (che s’immette nel Lago Maggiore, presso Verbania), il Chisone (affluente del Péllice, che nasce sul Monte Barifreddo, in Val Troncea), il Cervo (affluente della Sesia, in cui s’immette presso Caresanablot, Vc).

I corsi d’acqua piemontesi di “Ordine Quarto”, infine, comprendono decine di torrenti di più modesta portata e lunghezza (mediamente non si estendono per più una ventina o una trentina di chilometri, salvo qualche eccezione), tra cui l’Elvo, (affluente del Cervo, in cui s’immette nei pressi di Quinto Vercellese), il Sangone (che nasce sul Colle della Roussa e s’immette nel Po tra Torino e Moncalieri), il Chisola (che nasce nei pressi del Monte Tre Denti, sopra Cumiana, ed è un affluente del fiume Po, in cui affluisce nel territorio di Moncalieri), l’Ellero (affluente del Tanaro, in cui s’immette nei pressi di Bastia Mondovì), e la Ceronda (affluente di destra della Stura di Lanzo, in cui affluisce nei pressi di Venaria Reale ).

Il torrente Chisone a Pragelato

Il Piemonte, oltre che dai corsi d’acqua naturali sopra ricordati, è attraversato anche da una fitta rete di canali, da cui si dipartono centinaia di bealere e canaletti, e che dai fiumi che li alimentano, apportano l’acqua necessaria per l’irrigazione nei campi per uso agricolo.

Ricordiamo, in chiusura di questo articolo, i principali canali irrigui piemontesi:

Il Canale Cavour collega il Po al Ticino

Il Piemonte è un’affascinante terra di montagne maestose, di colline spettacolari, di pianalti e declivi pittoreschi, ma anche di fiumi che scorrono in scenari incantevoli, tra orridi, vigneti, boschi, prati e campi lavorati. Una ricchezza della natura che il mondo intero ci invidia. Una risorsa preziosa che dobbiamo difendere e valorizzare.

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