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Eugenia Burzio, la soprano poirinese applaudita anche in Russia e Sudamerica

Eugenia Burzio nel ruolo di Minnie nella Fanciulla del West (1911)

 Il soprano Eugenia Burzio nacque a Poirino, in provincia di Torino, il 20 giugno 1882 da genitori originari di Chieri (il padre Maurizio era medico). Si formò, fin dall’infanzia, con lo studio del pianoforte e del violino, esibendosi a soli nove anni come violinista. In seguito entrò al  Conservatorio di  Milano intraprendendo lo studio del canto con Carolina Ferni. Il 9 dicembre  1899, non ancora diciottenne, debuttò al Teatro Vittorio Emanuele di Torino nel ruolo di Santuzza in Cavalleria rusticana di Mascagni. Il successo fu immediato e si amplificò negli anni successivi, nei quali Eugenia si andò affermando come interprete lirico-drammatica, secondo i dettami allora in voga della scuola verista. 

La sua consacrazione a  primadonna  fu successiva   al   grande   successo  ottenuto al  Teatro Regio  di  Parma  nel  1904, con l’impegnativo ruolo di Leonora ne La forza del destino di Verdi. Due anni dopo iniziò la sua collaborazione con la Scala di Milano, spesso sotto la direzione di Arturo Toscanini, interpretando fra l’altro due nuove opere in prima  assoluta:  La  figlia di Jorio  del torinese  Alberto Franchetti,  su  libretto  di Gabriele  D’Annunzio, e Risurrezione di Franco Alfano. Pur affrontando ruoli del repertorio classico e romantico (Armide di Gluck,  Norma, La favorita), si orientò nella seconda parte della sua carriera verso opere di carattere verista, più adatte al suo temperamento focoso e alla sua presenza da grande attrice, come  La fanciulla del west  di  Puccini (prima italiana al Teatro Costanzi di Roma nel 1911) e  Goffredo Mameli di Leoncavallo. Cantò inoltre L’africana (Suleika) di Meyerbeer, La Gioconda, Un ballo in maschera (Amelia), La forza del destino (Leonora), Il trovatore (Leonora), Aida, Tosca. 

Fuori dall’Italia si esibì in Sudamerica  e  in  Russia.  Inspiegabilmente ignorata dal Metropolitan di New York, non cantò mai nell’America del nord. Nel  1919  si  ritirò  dalle  scene cantando al Lirico di Milano la Marion Delorme  di  Amilcare Ponchielli.  

Ebbe  una  figlia  illegittima   di nome Sofia, nata nel 1907 da una relazione con il tenore spagnolo Licilio Calleja e che crebbe lontana dalla madre. In precedenza, nel 1901, la cantante aveva sposato il notaio torinese Ugo Ravizza,  ma il matrimonio  durò appena  un anno. Una grave forma di nefrite portò la cantante al decesso, avvenuto a Milano il 18 maggio 1922. Dopo i funerali, a cui parteciparono importanti personalità musicali, tra cui Arturo Toscanini, la salma fu tumulata a Chieri (Torino) nella tomba di famiglia. 

La Burzio registrò a Milano parecchie arie operistiche, tra il  1905  e il  1916, successivamente riversate su Lp e CD.

Bruno Baudissone

    

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