A stabilire il record di visite è una giovane mamma di Neive, uno “dei borghi più belli d’Italia”, come ci tiene lei stessa a sottolineare. Si chiama Barbara Segino ed ha due splendidi figli, Nicole di 16 anni e Loris di 12. «Proprio grazie a loro è iniziata questa mia passione per le big bench – racconta Barbara -. E’ nata per caso, accompagnando mia figlia a vedere quella di Vezza d’Alba. La panchina è posta in una posizione elevata e per pigrizia non sono scesa dalla macchina ed ho lasciato che fosse Nicole a raggiungerla. Poi l’ho accompagnata ad Alba in frazione Santa Rosalia e un po’ incuriosita dal luogo e un po’ perché non dovevo camminare molto sono entrata dentro le vigne
Un’esperienza che ha lasciato il segno e Barbara lo dimostra, trasmettendo tutto l’entusiasmo che ha dentro: «Grazie alle big bench ho conosciuto molte persone, appassionati come me. Inoltre ho scoperto percorsi insoliti, paesaggi inattesi, paesi nuovi e colori affascinanti e coinvolgenti. Cosa faccio una volta salita sulle panchine? Ammiro i vigneti e panorami mozzafiato. Su una mi ci sono pure appisolata e mi s ono sentita un po’ come “Alice nel Paese delle meraviglie”, ancor più che “La bella addormentata”. In una fiaba, insomma. Ma le panchine sono diventate un punto di ritrovo con i miei amici. Invece di vederci al bar passiamo a prendere la colazione o altro e facciamo lunghe chiacchierate sulle big bench, anche con i figli che si divertono in mezzo alla natura e si godono il picnic. Devo ringraziare mio figlio Loris che riesce sempre a trovarmi pose originali per le foto, riuscendo a cogliere i miei attimi di felicità».
«A volte – conclude Barbara -, dopo un percorso impegnativo, sono davvero una gratificazione, un sentirsi a casa. Alcune sono posizionate in cima a irti colli e pertanto bisogna faticare per raggiungerli. Ma la fatica vale il panorama che si può godere. Non ho ancora la mia panchina preferita ma quella di Paroldo, “la Grande panchina per tutti” accessibile ai disabili è speciale. Anche quella di Scaparoni, voluta da un gruppo di 160 sordomuti è molto significativa. Ugualmente quella a Dogliani mi è piaciuta molto perché dedicata agli innamorati della lettura, come me. Posso dire che la panchina a Riva di Solto, con la vista sul lago, mi ha lasciata senza parole. Eppoi ci sono quelle montane di Oncino, Prato Nevoso, Roccavignale. Trovarle è appassionante perché è una sorta di caccia al tesoro. Ogni panchina ha una storia e ognuno di noi ci vive la propria una volta salito sopra. Suona un po’ la frase del Piccolo Principe: tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano».