Abitò e morì a soli 24 anni alla Crocetta: lo ricorda una lapide murata accanto alla portina d’ingresso della palazzina di Corso Galileo Ferraris al civico 70
All’incrocio tra Corso Galileo Ferraris e Corso Luigi Einaudi, a due passi dalla Chiesa della Beata Vergine delle Grazie (nota come la Crocetta), c’è una palazzina dalla facciata sinuosa ed elegante, le cui linee neobarocche sembrano ispirate a quelle di Palazzo Carignano.
Se ci fate attenzione, sul lato sinistro della portina d’ingresso che si affaccia sul Corso Galileo Ferraris, c’è una lapide che un po’ si mimetizza con l’intonaco della facciata. Ebbene, l’epigrafe di questa lapide annuncia in modo discreto ai passanti, con un tono quasi sommesso, che quello è l’edificio in cui il 6 Aprile 1901 nacque Pier Giorgio Frassati, e vi mori il 4 Luglio 1925.
Ebbene, Domenica 7 Settembre 2025 Frassati sarà finalmente fatto Santo. L’appuntamento è per le 10 del mattino: l’accesso in Piazza San Pietro sarà consentito fin dalle ore 6.30 mattutine.
La notizia della canonizzazione di Pier Giorgio Frassati era già stata annunziata nel giorno del Giubileo dello Sport durante la Messa domenicale del 15 Giugno 2025 da Papa Leone XIV, che rifendosi a lui, aveva commentato nell’omelia: «la sua vita, semplice e luminosa, ci ricorda che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo».
Ma chi era Pier Giorgio Frassati? Si può dire che questo ragazzo continui la tradizione dei grandi Santi sociali torinesi, così numerosi nel corso dell’Ottocento e abbastanza frequenti anche nel secolo scorso: anime generose e sensibili alle esigenze spirituali della gente, e forse ancor più a quelle concrete, quotidiane, di una popolazione sempre più numerosa che vive ai margini sociali di una città nel pieno di un processo di rapida industrializzazione, ma dalle enormi contraddizioni, con sacche di povertà, di solitudine e di emarginazione sconcertante.
Pier Giorgio Frassati nasce a Torino in una famiglia dell’alta borghesia, di idee liberali. Il padre è Alfredo Frassati, giornalista e diplomatico, non credente, fondatore e direttore del quotidiano «La Stampa». La madre, fervida credente, è Adelaide Ametis, pittrice e artista, da cui Pier Giorgio eredita una fede adamantina, che diventa per lui il fondamento e lo scopo della vita.
Frequenta il prestigioso Liceo classico pubblico Massimo d’Azeglio, lo stesso che fu frequentato da Primo Levi. Poi, dopo essere stato rimandato in Latino, si iscrive al Sociale, Istituto in capo ai Gesuiti. Qui ogni giorno assiste alla Santa Messa e riceve l’Eucarestia (pratica che non abbandonerà più per tutta la vita) ed entra nella Conferenza di San Vincenzo. Conseguita la maturità liceale, nel 1918 si iscrive al Politecnico di Torino. Intende conseguire la Laurea in Ingegneria mineraria «per poter ancora di più servire Cristo tra i minatori». Entra poi nel Circolo Cesare Balbo della FUCI, luogo privilegiato di formazione cristiana in cui intesse nuove amicizie. Della Gioventù Cattolica, di cui fa suo il motto “Preghiera, Azione, Sacrificio”, porta con orgoglio sul bavero della giacca il distintivo.
Consolida di giorno in giorno la sua fede con la preghiera e la confessione frequente. S’innamora della Parola di Dio e nel prossimo cerca la presenza e l’immagine di Cristo. Si fa umile, e come povero tra i poveri, si dedica con fervente passione a gesti di carità nei confronti dei più bisognosi, sia con il sostegno economico che con il conforto della parola. Si prodiga nella carità nei quartieri più poveri, con i malati, con chi è solo e senza risorse economiche, nelle soffitte, nelle case di ringhiera, nelle fabbriche. Il suo è un vero apostolato sociale: si batte per le riforme sindacali, per il miglioramento delle remunerazioni e delle condizioni di lavoro degli operai e delle lavoratrici in genere.
Nel 1920 entra nel Partito Popolare Italiano di cui diventa attivista, al fine di contribuire a realizzare una società senza ingiustizie e soprusi.
In quello stesso anno, il padre è nominato ambasciatore in Germania. Pier Giorgio segue la famiglia a Berlino, e come faceva a Torino, dona conforto e sostegno ai bisognosi che vivono nei quartieri più miseri della città, ed entra in contatto con i locali Circoli cattolici studenteschi e operai.
Nel settembre 1921 è a Roma, dove partecipa ad una grande manifestazione della Gioventù Cattolica e viene temporaneamente arrestato per aver difeso la bandiera del suo Circolo.
Nel 1922, le letture dell’Epistolario e delle Preghiere di Santa Caterina da Siena e dei Sermoni e dei Trattati di Savonarola lo inducono ad entrare nel Terz’Ordine Domenicano con il nome di «fra Girolamo». Pier Giorgio è ormai iscritto a numerose Associazioni cattoliche, in cui si distingue per il suo impegno di autentica vita cristiana.
Con l’avvento del fascismo, per le sue idee liberali, la famiglia Frassati viene osteggiata dal regime, e il padre è costretto a cedere la proprietà de La Stampa. Pier Giorgio, dal canto suo, è profondamente deluso dalle simpatie che alcuni rappresentanti del Partito Popolare riservano al governo fascista, verso il quale indirizza parole durissime.
Il tempo dedicato allo studio e alle opere di carità non impediscono a Pier Giorgio Frassati di coltivare le pratiche sportive. La montagna è la sua grande passione: è iscritto al CAI e all’Associazione Giovane Montagna. Organizza spesso gite e arrampicate con gli amici (i «Tipi loschi»): queste escursioni sono al tempo stesso gioiose occasioni di svago e momenti non convenzionali di apostolato. Frequenta il teatro, l’opera lirica, i musei torinesi, e conosce a memoria molte terzine dantesche.
Un giovane dai cento interessi, insomma, coltivati in gruppo e individualmente, sempre subordinati però all’urgenza prioritaria delle necessità dei diseredati e dei malati, ai quali riserva la maggior parte del vigore della propria esistenza. Nessuno è al corrente di questa sua generosa missione che gli assorbe ore ed energie.
A due mesi dall’esame di Laurea in Ingegneria mineraria, Frassati viene colpito da una poliomielite fulminante, contratta probabilmente nell’assistere i poveri, e muore improvvisamente nella sua Torino il 4 Luglio 1925 a poco più di 24 anni.
I funerali si svolgeranno due giorni dopo: il segreto di Pier Giorgio viene svelato alla famiglia da centinaia di persone che lui assistiva in assoluto riserbo. Ai funerali, la bara fu seguita da una folla straripante, che piangendo, dava testimonianza della grandezza del suo apostolato.
Fu Papa Giovanni Paolo II a decretarne la beatificazione il 20 Maggio 1990. Domenica 7 Settembre 2025 Papa Leone ne annuncerà meritatamente la canonizzazione.
Per tale evento e per ricordare il suo ex-allievo, il Politecnico di Torino ha allestito nella Sala Emma Strada una Mostra temporanea intitolata “Conosci Pier Giorgio”.
Matteo Massaia, coordinatore del Comitato Frassati, che con l’Arcidiocesi di Torino e in collaborazione con Mediacor organizza i “Frassati tour”, percorsi immersivi e biografici per scoprire i luoghi frequentati da Frassati e a lui cari (Chiesa della Crocetta, Politecnico, Chiesa di Santa Maria di Piazza, ecc.) afferma che la notorietà di San Pier Giorgio Frassati cresce anche all’Estero: “Ci siamo stupiti della mole di persone dall’Europa, ma anche dagli Stati Uniti e dal Canada, che partecipano con devozione ai nostri tour: segno della grande eredità spirituale che Frassati ha lasciato nel mondo”.
Le spoglie di Pier Giorgio Frassati dal 2008 riposano incorrotte nel Duomo di Torino, nella cappella laterale dedicata a San Massimo. In precedenza, i suoi resti erano accolti nella tomba di famiglia nel Cimitero di Pollone, paese di origine dei Frassati.
Sergio Donna