I giocatori vestono la maglia granata e sul petto è cucito un toro rampante. Hanno un sogno: incontrare la storica squadra torinese
Lo sapevate che a Buenos Aires, nel quartiere popolare chiamato Lugano, ha sede una Società sportiva intitolata Torino FC e che ha per insegna lo stesso logo del Toro subalpino e veste i suoi tesserati con i colori granata?
Iniziò come Associazione Civile e Culturale con annessa Biblioteca Popolare. Poi un gruppo di piemontesi emigrati in Argentina, in prevalenza torinesi e tifosi del Toro, trasformarono quella Sede in un impianto sportivo per il gioco del calcio e fondarono il Torino Club Lugano di Buenos Aires. Era il 25 Settembre del 1927.
Il Toro aveva appena finito di disputare il campionato 1926-1927, che vinse meritatamente. Lo scudetto venne però revocato per un presunto illecito sportivo. Una combine – ovvero un “biscotto” come si direbbe oggi – con i giocatori della Juventus. A fronte di una somma, si dice, di 25.000 Lire dell’epoca (accordo di cui mai si ebbero prove inconfutabili), i bianconeri, avrebbero dovuto ammorbidire la loro aggressività sportiva, facilitando ai rivali granata la corsa allo scudetto. Intermediario del presunto illecito, sarebbe stato Luigi Allemandi, coriaceo terzino della Juventus e pilastro della Nazionale, che avrebbe incassato la somma dello scandalo.
Nel dubbio, quello scudetto non venne assegnato a nessun’altra squadra, neppure al Bologna, secondo classificato che per tutto il campionato dimostrò di essere un degno e ostico rivale dei granata, e nonostante che del Bologna fosse accanito tifoso il presidente della FIGC, Leandro Arpinati, che diresse la commissione per revocare lo scudetto al Torino.
Comunque fossero andate le cose, nel campionato successivo, quello del 2027-2028, il Torino conquistò gloriosamente il primato della classifica, confermandosi una squadra forte e vincente, anche grazie a campioni di grande classe. I granata di quegli anni disponevano di un prolifico attacco, composto dal cosiddetto Trio delle Meraviglie (l’argentino Julio Libonatti, miglior marcatore del campionato con 35 reti, e gli italiani Gino Rossetti e Adolfo Baloncieri), e una solida difesa, monitorata dall’estremo difensore Vincenzo Bosia.
Il Toro all’epoca, dunque, andava davvero alla grande, e la sua fama era tale da varcare mari e oceani. Ecco perché un Torino F.C. sorse anche a Buenos Aires proprio in quegli anni.
Il nome di quella Società sportiva era anche l’occasione per tenere saldi i legami da una sponda all’altra dell’Oceano, e in particolare, tra Argentina e Piemonte.
Così afferma con orgoglio Mauro Basualdo, attuale Presidente del Torino FC Lugano di Buenos Aires: “Nel corso di quasi un secolo, il Torino Football Club argentino condivide lo stesso stemma dei granata di Torino e gli stessi colori della maglia: ciò rafforza i rapporti culturali e simbolici tra le due Società ed esprime la profonda identità che li unisce”.
Attualmente il Club, un punto di riferimento dello sport del quartiere Lugano in Buenos Aires, è frequentato da oltre 350 ragazzi. Oltre al Calcio, la storica e principale disciplina sportiva della Società, si praticano molti altri sport: la Pallacanestro, il Pattinaggio, la Danza sportiva… Nello spirito originale dei fondatori si promuovono i valori della correttezza sportiva, il fair play, lo sforzo per migliorarsi sempre, il carattere indomito, la volontà di saper rinascere dopo una sconfitta, il cameratismo e il rispetto degli avversari.
Le squadre del Torino FC di Buenos Aires partecipano con onore ai Campionati giovanili e della Primavera d’Argentina. Esiste anche un’eccellente squadra femminile che milita con i colori granata. Le maglie sono firmate da Joma; anche i palloni hanno il logo del Torino.
Così continua il Presidente Basualdo: “Stiamo promuovendo l’idea di poter incontrare presto il Torino FC in Italia: un sogno che culliamo da molti anni e che ci auguriamo possiamo presto trasformare in realtà”.
Commuove sentire questo attaccamento ai valori granata che sopravvive a migliaia di chilometri di distanza dal Filadelfia e dallo Stadio Grande Torino. Stessi colori, stessa maglia, stesso simbolo sul petto, e – soprattutto – quello stesso spirito “Toro” che noi piemontesi subalpini molto spesso rimpiangiamo, perché da troppo tempo a questa parte sembra essere stato dimenticato dai giocatori della prima squadra.
Chissà che i dirigenti del Torino, leggendo questo appello, non si mettano in quattro per realizzare questo romantico e appassionato desiderio che giunge così fervidamente da lontano.
Sergio Donna