
Ascanio Sobrero, lo scienziato casalese che legò il suo nome alla scoperta della nitroglicerina
Praticamente tutti conoscono Alfred Nobel come inventore della dinamite e per aver promosso, con la sua cospicua eredità, il prestigioso premio che ogni anno viene assegnato ai più importanti personaggi della scienza e della cultura di tutto il mondo. Ma questo chimico geniale avrebbe avuto tanto prestigio senza il fondamentale apporto del piemontese Ascanio Sobrero, che ormai pochi ricordano, anche nella sua patria? Eppure fu proprio Sobrero a creare il principio base dell’esplosivo che Nobel avrebbe reso facile da impiegare per le attività umane e i cantieri ferroviari. Un liquido estremamente instabile e difficile da trattare, la nitroglicerina, ma fondamentale per la realizzazione della dinamite, sulla quale Nobel costruì la sua fama e il suo impero industriale.
Ascanio Sobrero nacque, insieme al gemello Candido, a Casale Monferrato il 12 ottobre 1812. Il padre Giuseppe Sobrero era originario di Cavallermaggiore, ma si era trasferito a Casale per insegnare fisica presso il liceo napoleonico, allora ospitato nei locali dell’ex convento di Santa Caterina (oggi Palazzo Trevisio). Qui aveva sposato la casalese Giuseppina Demichelis che l’aveva reso padre dei due gemelli Ascanio e Candido.

I due figli furono ammessi al Reale Collegio di Educazione, erede, dopo la Restaurazione del governo sabaudo, del liceo napoleonico. Ascanio, come lasciarono scritto nei registri i suoi professori, diede prova di essere un “giovane di molte speranze, ingegno eccellente e grandissimo studio”.
La famiglia ritornò a Torino, quando i gemelli terminarono gli studi liceali, perché il padre fu nominato segretario della Riforma della Regia Università.
Le strade dei due ragazzi si divisero: Candido intraprese la carriera militare fino a raggiungere il grado di generale del Genio, mentre Ascanio seguì la strada paterna iscrivendosi alla facoltà di Medicina, nel periodo in cui il titolare della cattedra di Chimica applicata era Giovanni Antonio Giobert. Conseguita la laurea in medicina nel 1832 e chirurgia nel 1833, grazie all’interessamento dello zio Carlo Raffaello, direttore del Laboratorio chimico dell’Arsenale di Torino, iniziò a occuparsi di questioni chimiche.
Nel 1835 si presentò all’esame per ottenere il titolo di “dottore aggregato all’Università di Torino”; lo fece con una tesi di 160 pagine, tutta in latino, sui nervi, spiegando la loro funzione e le caratteristiche patologiche delle neuriti, in relazione all’anatomia umana. La tesi, molto apprezzata e lodata da scienziati italiani e stranieri, non venne tuttavia giudicata sufficiente per consentirgli l’accesso al posto cui aspirava.

L’inattesa bocciatura mutò il corso della sua vita. Sobrero, infatti, anche su consiglio di Vittorio Michelotti e dello zio paterno Carlo Raffaele, abbandonò la medicina, per dedicarsi alla chimica.
Nel 1840, a 28 anni, Sobrero decise di lasciare il regno di Sardegna per frequentare corsi di chimica, metallurgia, mineralogia, geologia e botanica alla Sorbonne, a Parigi, ove conobbe il rinomato scienziato Théofile-Jules Pelouze. Ben presto fu convinto da questi a frequentare il suo laboratorio, nel quale si affrontavano ricerche sull’azione dell’acido nitrico su svariate sostanze e materiali, dall’acido nitrosolforico all’acido iperclorico, al butirrico, lattico e urico.
Sobrero si fermò quasi tre anni da Pelouze, poi si spostò in Germania a Giessen, presso il laboratorio di Justus von Liebig, dove lavorò fino alla fine del 1843. Liebig era un personaggio di tutto rispetto nel panorama scientifico dell’epoca. Il suo nome è oggi legato all’estratto di carne, ma nel suo laboratorio si effettuarono esperimenti che portarono alla chimica organica moderna.

Tre anni e pochi mesi passati oltralpe furono sufficienti al chimico piemontese per far capire di che pasta era fatto. Rientrato a Torino nel 1844, fu finalmente nominato docente applicato alla cattedra di Chimica generale presso la facoltà di Medicina.
Nel 1845 re Carlo Alberto, in un processo di riforma degli studi scientifici applicati alle attività industriali, aveva istituito la Scuola di Meccanica e di Chimica applicata alle Arti della Regia Camera di Commercio e Agricoltura di Torino. La scuola si articolava su due cattedre di insegnamento: Meccanica, assegnata a Carlo Ignazio Giulio, e Chimica, assegnata ad Ascanio Sobrero con la Regia Patente, nella quale si leggeva: «Volendo trovare un soggetto in cui concorrano la dottrina e l’esperienza necessaria nonché tutte le altre doti, noi abbiamo rivolto la nostra scelta nella persona del dottore nella facoltà di Medicina Ascanio Sobrero, già attualmente assistente alla cattedra di chimica dell’Università e membro dell’Accademia delle Scienze, nella fiducia che egli saprà mettere a partito tutte le cognizioni e lo zelo di cui è fregiato nel lodevole e fruttuoso disimpegno di queste nuove e importanti attribuzioni che gli vengono affidate». (1)
Il chimico si stabilì poco distante dal suo laboratorio. Trovò alloggio nella casa di via dell’Ospedale (ora via Giolitti) al numero 20. (2) Da lì in pochi minuti, percorrendo via Bogino, poteva raggiungere la sede della Scuola di Meccanica e Chimica applicata alle Arti, nell’isolato detto di San Francesco da Paola in via Po (corrisponde oggi ai civici 16/18).
(1) I. Guareschi, Memorie scelte di Ascanio Sobrero pubblicate dall’Associazione Chimica Industriale di Torino con discorso storico-critico ed annotazioni di I. Guareschi, Torino 1914.
(2) Chi cerca oggi la casa di Sobrero non la trova più, distrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra e sostituita da un nuovo edificio adibito in gran parte ad uffici.
Mauro Minola
Tratto da: Piemonte geniale. Il genio piemontese in scoperte, invenzioni e primati, Il Punto-PiemonteinBancarella, Torino 2022