CRIMINI & MISFATTIPRIMO PIANO

Casi irrisolti: nel gennaio1986 in via Asti a Torino viene uccisa Suor Rosangela

Il 1985 si è concluso in modo tragico per l’Italia: il 27 dicembre , un gruppo terroristico palestinese ha attaccato l’aeroporto di Roma Fiumicino, provocando una strage con 16 vittime (tra cui tre terroristi) e circa settanta feriti . Quasi contemporaneamente, un altro commando ha eseguito un attacco all’aeroporto di Vienna .

L’anno è stato caratterizzato da un’escalation continua di tensione: dall’attentato di settembre agli uffici della compagnia aerea British Airways al sequestro della nave Achille Lauro al largo della costa egiziana. Le tensioni erano iniziate il 9 gennaio, con l’uccisione a Torvajanica (Roma) di un agente dei Nocs da parte delle Brigate Rosse .

Il 1985 si chiude con un messaggio del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il quale sottolinea come il mondo sia “dolorosamente segnato da conflitti armati o latenti”, con molti popoli privi dei diritti fondamentali di indipendenza, libertà, giustizia e uguaglianza. Egli auspica per il nuovo anno un “ordine civile” in cui la violenza, sia quella del terrorismo interno, già moralmente e politicamente sconfitta, sia quella della criminalità organizzata, venga contrastata attraverso leggi a tutela della libertà e della pacifica convivenza.

La parola “giustizia”, ​​o meglio la percezione di impotenza nel non poterla ottenere, diventa il tema dominante del nuovo anno a Torino , dove, nella notte tra il 2 e il 3 gennaio, suor Rosangela , al secolo Silvana Gasperini, viene strangolata nella sua stanza al pian terreno dell’istituto Pro Infantia Derelicta, fondatore nel 1907 per offrire rifugio ai bambini bisognosi. Ogni piccolo ospite ha una storia, spesso drammatica, che si intreccia con la storia di Torino, ricca di pagine per lo più segrete.

Per quattro anni, la polizia segue la pista degli zingari, ma alla fine due ragazzi di 12 e 14 anni vengono prosciolti insieme al loro padre, uccisi una settimana dopo l’omicidio. La vittima, Silvana Gasperini , di 37 anni , era entrata in convento all’età di diciotto anni. Originaria di Cividate al Piano , aveva perso il padre, Giovanni Gasperini , emigrato in Svizzera quando lei aveva solo cinque anni, e per questo era stata affidata a un istituto religioso in Svizzera per gli studi. Una volta raggiunta la maggiore età, decise di tornare in Italia e prendere i voti.

L’ingresso dell’istituto di via Asti

La sua scelta di entrare nell’Ordine terziario francescano era motivata dal profondo amore per i bambini, specialmente quelli soli ed emarginati. Dopo un periodo nella casa madre di Susa , fu trasferita a Torino, dove, come ricorda la zia Emma , era entusiasta del suo lavoro, parlando sempre dei bambini che l’attendevano.

Nel 1972 , perde il padre Giovanni , cuoco in un grande albergo, e nel 1979 anche la madre Massima Vezzoli , un’altra talentuosa cuoca. Le restano un fratello in Svizzera e alcuni zii e cugini nella Bergamasca .

Il 1986 si preannuncia come un anno di successi per l’Italia, e in particolare per Torino, che festeggerà il Nobel per la medicina assegnato a Rita Levi Montalcini , una neurologa di grande spessore morale, deceduta nel 2012 all’età di 103 anni . La sera del 2 gennaio , suor Rosangela viene vista per l’ultima volta dalla madre superiora suor Armida prima di ritirarsi nella sua stanza per andare a letto.

Intorno alle 2 del mattino , i ladri (si presume almeno due persone) entrano nell’istituto, forzano l’ufficio della direzione e rubano circa 400 mila lire . Si dirigono poi nella stanza di suor Rosangela per prendere anche il salvadanaio contenente i risparmi dei bambini. Dopo aver cercato nell’interno dell’oro, la religiosa si sveglia e chiede aiuto, ma un ladro le copre la bocca e le schiaccia la testa sul cuscino per farla tacere. L’intera sequenza dura solo trenta secondi, sufficienti al complice per frugare e rubare il salvadanaio e un borsello contenente 200 mila lire . I ladri fuggono subito dopo.

Il delitto viene scoperto alle 7 quando una suora scende al pian terreno e trova aperta la porta dell’ufficio, con la serratura forzata. Avvertita la superiora, essa esce chiedendo aiuto a un vicino per contattare la polizia, denunciando la presenza di ladri. Nel frattempo, tutte le suore si radunano, ma suor Rosangela non è presente; la superiora incarica l’addetta alle pulizie di andarla a cercare. Salendo, trova Silvana Gasperini a faccia in giù sul letto, con la camicia da notte strappata. L’urlo della donna richiama le altre suore, che chiamano nuovamente la polizia, annunciando: “Hanno ucciso una suora”.

Arrivano le volanti della Mobile, il vicequestore Sassi e il capo degli Omicidi Faraoni . Mentre la scientifica cerca impronte digitali, il professore Baima Bollone ordina il trasferimento del corpo all’istituto di medicina legale. I risultati indicano che la donna è stata soffocata tra le 2 e le 3 di notte. I cronisti giungono sul luogo e Marco Neirotti de La Stampa ricostruisce la terribile notte, descrivendo l’assalto avvenuto nella camera di suor Rosangela.

Il giorno successivo, Nenado e Boban, i due ragazzi rom, vengono arrestati insieme al padre Miograd Nikolic, di 34 anni , accusato di omicidio e di aver indotto un minore a commettere reati. Gli investigatori confermano la loro identità attraverso indizi, sebbene le prove siano fragili.

La notte del delitto, si presume che uno dei ragazzi sia responsabile della morte della monaca, mentre il padre è accusato di aver istigato i figli. La mancanza di documenti che certifichino l’età dei ragazzi rende difficile l’accusa. Inoltre, i ragazzi, già noti per furti precedenti, negano di aver commesso il crimine, affermando di essere sempre stati in compagnia dei parenti.

Il 8 gennaio, si tengono le esequie di suor Rosangela nella parrocchia di Nostra Signora del Santissimo Sacramento, officiate dall’arcivescovo Severino Ballestrero, che parla della vittoria della vita sulla morte. Presenti i parenti ei ragazzi che erano cresciuti con lei, la ricordano come una suora dedicata e affettuosa.

Dopo 17 giorni di custodia cautelare, padre e figli vengono rilasciati per mancanza di prove. Il giudice istruttore Oggè sostiene che non ci sono elementi sufficienti per procedere. L’assenza di testimonianze e impronte digitali, così come la mancanza di tracce della refurtiva, portano a una chiusura del caso.

Nonostante le indagini continue e le ricerche si intensificano, il caso rimane irrisolto. Passano 14 anni dalla tragica notte di suor Rosangela e nessuno sembra ricordarla. Tuttavia, nel 2000 , la sua storia riemerge quando si scopre che il regista Dario Argento si è ispirato a questo evento per un film, intitolato Non ho sonno.

Il regista romano, noto per il suo interesse per Torino come set cinematografico, non conferma ufficialmente che il film tratti della morte di suor Rosangela, ma i parallelismi sono evidenti. Il film esplora la figura di un serial killer e, sebbene non direttamente collegato alla storia della suora, riporta alla luce una tragedia che rimane irrisolta. Le parole del superpoliziotto Piero Sassi, che seguì il caso, rivelano il rammarico di non aver potuto assicurare i colpevoli alla giustizia, sottolineando la convinzione che gli assassini fossero proprio i tre zingari arrestati.

Piero Abrate

Giornalista professionista, è direttore di Storie Piemontesi. In passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. E’ stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino e direttore del portale regionale di informazioni Piemonte Top News.

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