
Cournud Bourud e la leggenda del tesoro sepolto sul monte Genevris dopo la battaglia dell’Assietta
Una delle storie più affascinanti e suggestive che raccontano le gesta eroiche della storia militare italiana è senza dubbio quella avvolta nel mistero del tesoro di Cournud Bourud. Questa leggenda, ricca di avventure e colpi di scena, ha radici profonde che risalgono al lontano 19 luglio 1747, un giorno che restò impresso nella memoria collettiva dei piemontesi: le truppe sabaude, infatti, grazie a una mossa strategica senza pari, riuscirono a respingere un’invasione francese che sembrava inevitabile e ineluttabile. I soldati, appartenenti al prestigioso reggimento delle “Guardie” e supportati da un battaglione svizzero e ben quattro battaglioni austriaci, si disposero lungo il confine, preparandosi ad affrontare un nemico di gran lunga superiore in numero e risorse.
La battaglia che ebbe luogo al Colle dell’Assietta è considerata una delle più memorabili e significative degl ultimi tre secoli. Nonostante i francesi contassero su un esercito quasi triplo rispetto a quello piemontese, quest’ultimo dimostrò una determinazione straordinaria e un coraggio senza pari, infliggendo agli invasori una sconfitta memorabile.
Durante gli intensi e frenetici scontri, nacque un’espressione che divenne un simbolo di resistenza e di tenacia per i piemontesi: il termine “bogianen”. Si narra che il tenente Carlo Novarina, ricevendo ordini dal generale Bricherasio, esclamò in piemontese “nojautri i bogioma nen da si” (noi non ci muoviamo da qui). Questo grido di battaglia non rappresentava solo la tenacia dei soldati piemontesi, ma anche il loro eroismo e la loro indomita volontà di difendere la propria terra, anche se oggi il termine viene talvolta frainteso come sinonimo di pigrizia e voglia di non lasciare il suolo natio.

Tra i sopravvissuti alla battaglia, vi fu anche un soldato francese di nome Cournud Bourud. Questo giovane, smarritosi dai suoi compagni durante il conflitto, trovò rifugio in una grotta situata sul monte Genevris, che svetta maestoso e domina il paesaggio di Sauze d’Oulx. Qui, abbandonando la civiltà, decise di scegliere uno stile di vita da eremita, assimilando nel profondo le abitudini degli animali selvatici che popolavano la zona, in particolare i lupi, che divennero i suoi unici compagni.
La grotta, che divenne la sua dimora e rifugio, si trasformò anche in un luogo di segreti e misteri. In essa, Bourud decise di nascondere un tesoro inestimabile, frutto delle razzie compiute durante gli anni di conflitto e di guerra. Questo bottino, tuttavia, non è mai stato scoperto e il suo destino rimane avvolto nel mistero. Nel corso dei secoli, studiosi e avventurieri hanno tentato di rintracciarlo, ma senza alcun successo. Ancora oggi, alcuni coraggiosi e audaci cercatori di tesori si avventurano nella ricerca di questa ricchezza sepolta tra le rocce, ma il mistero persiste, avvolto in un alone di leggende e racconti che si intrecciano con la storia di Sauze d’Oulx.
Piero Abrate