
“Ël cit Prinsi” e “Ël Giornalin ëd Gioanin Tempesta”, classici della letteratura per bambini in veste piemontese
SECONDA PARTE. Dopo il deamicisiano “Cuore” e il collodiano “Pinocchio”, ecco “Il piccolo Principe” e “Il Giornalino di Gian Burrasca“
Tra i capolavori letterari per l’Infanzia del Novecento che continuano a riscuotere un crescente successo, con centinaia di migliaia di copie edite in ogni lingua e in ogni Paese del mondo, c’è sicuramente Il Piccolo Principe, di cui Adriana Chiabrando per Gioventura Piemontèisa e per l’Editrice Il Punto ha realizzato un’agile versione in lingua piemontese del testo originale francese. Il Piccolo Principe, o meglio Le Petit Prince, fu pubblicato per la prima volta il 6 Aprile del 1943, a cura della Casa Editrice Reynal & Hitchcock di New York, appena un anno prima della prematura scomparsa dell’Autore, Antoine de Saint-Exupéry, precipitato con il suo aereo militare nel Mar di Corsica durante una perlustrazione. Ël cit Prinsi in piemontese venne pubblicato la prima volta nell’anno 2000. Ne sono seguite molte altre ristampe. La pubblicazione, agile e maneggevole, riporta tutti gli acquerelli (j’aquerele, in piemontese) originali dell’Autore: le illustrazioni sono state curate da Laura Mazzarella.


Nell’immagine a sinistra, l’edizione in Lingua piemontese de “Il piccolo Principe”, “Ël cit Prinsi”. In quella di destra, un’illustrazione originale di Saint-Exupéry della prima edizione de “Le petit Prince”, pubblicata a New York nel 1943
Questo è un libro che commuove profondamente il Lettore e con le sue verità cristalline, esposte con semplice e meravigliosa chiarezza, mista a innocenza e ingenuità dal protagonista, lascia nel cuore di chi legge una sensazione di serena dolcezza.
Riportiamo qui di seguito alcuni dialoghi tra ël Cit Prinsi e la Volp:
– Bondì – a l’ha dit la volp.
– Bondì – a l’ha rëspondù, cortèis, ël cit Prinsi, e a l’é virasse, ma a l’ha nen vist gnun.
– I son sì – a l’ha dit la vos – sota ‘l pomé…
– Chi ch’it ses-to? – a l’ha dit ël cit Prinsi – It ses pròpi grassiosin…
– I son na volp – a l’ha dit la volp.
– Ven a dësmorete con mi – a l’ha ciamaje ‘l cit prinsi – I son tan ëd cartivimor…
– Mi i peuss pa dësmoreme con ti – a l’ha dit la volp – i son nen domëstià.
– Ah! Pardòn! – a l’ha dit ël cit prinsi – Lòn ch’ a veul dì domëstié?
– A l’é na còsa dësmentià da tròp temp – a l’ha dit la volp – a veul dì creé ‘d vìncoj…
Che magia, eh? Il piemontese valorizza e aggiunge davvero qualcosa di magico a un testo che magico è già di natura.
A proporci una versione in piemontese de “Il Giornalino di Gian Burrasca” ci ha pensato invece Sergio Donna. Il romanzo originale fu pubblicato a puntate, tra il 1908 e il 1909, su “Il Giornalino della Domenica”; gli episodi vennero poi raccolti in un unico volume, edito la prima volta nel 1912. Nella versione in piemontese, il piccolo ribelle e indisciplinato protagonista del capolavoro letterario di Luigi Bertelli, firmato con lo pseudonimo Vamba (Vamba è il nome del buffone di Cedric il Sassone nel romanzo Ivanhoe di Walter Scott) assume un nome più consono al contesto subalpino, e diventa Gioanin Tempesta. Tempesta, in piemontese, è il termine equivalente all’italiano ‘grandine’, ma anche – appunto – quello con cui si identificano le più violente tempeste e burrasche in mare, con turbini di vento impetuoso, in linea con il carattere ribelle e tumultuoso di Gian Burrasca, alias Giannino Stoppani, o Gioanin Tempesta.
Il libro è artisticamente illustrato dalle 36 incantevoli tavole di Dorella Gigliotti, e contiene un’appendice del cantautore Giuseppe Novajra, che di Gioanin Tempesta traccia un interessante e insolito profilo psicologico-musicale, con inediti spartiti dai testi bilingui (italiano e piemontese) a lui dedicati.
Così ci racconta Sergio Donna: “Recentemente mi è tornato tra le mani ‘Il Giornalino di Gian Burrasca’, un vecchio libro con le illustrazioni originali dell’Autore, che ho risfogliato con piacere e con un pizzico di nostalgia, rivivendo le paradossali avventure di Giannino Stoppani, ragazzino tanto intelligente quanto scapestrato, che si faceva beffe del mondo degli adulti di cui sapeva cogliere, con ironia e inconscia saggezza, tutte le contraddizioni e le ipocrisie. Poi ho pensato che quello scanzonato e irrequieto personaggio, le cui avventure erano ambientate in una non meglio identificata località di provincia dell’Italia centrale (probabilmente una ridente cittadina toscana d’inizio Novecento), avrebbe potuto benissimo esser vissuto qui, nel nostro Piemonte. E così mi è preso lo sfizio di tradurre quel libro e di farne una riduzione in lingua piemontese, collocando lo scenario delle avvincenti vicende del suo protagonista in un contesto inedito. Quello di Gioanin Tempesta”.
Ulteriori approfondimenti e dettagli su Ël Giornalin ëd Gioanin Tempesta, la versione piemontese de Il Giornalino di Gian Burrasca, sono disponibili cliccando QUI
Offriamo ora al Lettore una “degustazione” gratuita tratta a caso dalle pagine del libro, così, tanto per metterlo sul gusto, interrompendo però la citazione sul più bello, per incentivarlo a scoprire il seguito sul testo originale:


Una delle 36 tavole dell’artista illustratrice Dorella Gigliotti per “Ël Giornalin ëd Gioanin Tempesta” la versione piemontese de Il Giornalino di Gian Burrasca di Vamba, e a destra, la cover del libro
“Màrtes 5 ëd Dzèmber 1905. Mè pare a l’era an camin ch’am recitava ’l viadòro për col bel ësbaruv ch’i l’hai fàit pijé a Virginia për lë schers ëd l’anguila, quand ch’a l’é rivaje na litra da mè car sor présside, ch’a l’ha vorsù fene rapòrt për na betisa ch’a l’era sucedùa ier a scòla, na còsa vreman da pòch, a la qual, anvece, a l’ha vorsù deje motobin pì d’importansa ’d lòn ch’a meritava. Valà com a son andàite le còse. Ier i l’avìa portà a scòla ’n bot d’inciòstr ross ch’i l’avìa trovà andzora la scrivanìa ’d papà… e fin-a sì, a më smija ch’a-i sia pròpi gnente ’d mal…”.
Potremmo continuare, ma ci fermiamo qui. Il brano lascia intendere che Gioanin Tempesta, pur minimizzandone la portata, stia architettandone un’a’altra delle sue: lasciamo al Lettore il piacere di scoprire tra le pagine del libro quale fu quest’ennesima sua marachella del nostro scapestratissimo eroe.
Sergio Donna
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