PIEMONTE MISTERIOSO

La Mole Antonelliana, una sorta di grande antenna che unisce la città con il cielo

Progettata da Alessandro Antonelli per diventare una delle più grandiose Sinagoghe d’Europa, in realtà non divenne mai un tempio. Dopo aver accolto il Museo del Risorgimento Italiano, ora ospita il prestigioso Museo del Cinema

La Mole è stata progettata nel 1862 da Alessandro Antonelli (Ghemme, 14 Luglio 1798 | Torino, 18 Ottobre 1888).  Committente dell’imponente edificio in muratura era stata la Comunità Israelita Torinese, che intendeva erigere a Torino una nuova prestigiosa Sinagoga, degna di una città che da un anno era diventata capitale d’Italia. Il primordiale tempio ebraico progettato da Antonelli sarebbe diventato un edificio a cupola, alto 47 metri. Negli anni seguenti, e in più occasioni, ll progetto originale venne però modificato: l’altezza complessiva della Sinagoga divenne via via sempre più alta, e l’edificio di culto raggiunse un’altezza prevista di 113 metri (più del doppio di quella iniziale).

Troppi per le finanze del pur facoltoso committente. Le continue modifiche attuate in corso d’opera finirono così per indispettire la Comunità Israelitica che dal 1869 si rifiutò di erogare ulteriori fondi.

Dopo un periodo di chiusura, il cantiere viene rilevato dal Comune.  In cambio dell’edificio in fase di costruzione e del relativo terreno, la Comunità ebraica ottenne dalla Città di Torino il terreno su cui venne in tempi rapidi venne costruita l’attuale Sinagoga in stile neomoresco (in Via San Pio V angolo Via Sant’Anselmo).

La Mole intanto venne dedicata a Vittorio Emanuele II. Antonelli ne riprese la costruzione, aumentando l’altezza a 146 metri (479 piedi), poi a 153 metri (502 piedi) e infine 167,50 metri (550 piedi). Lavorò al progetto fino alla sua morte, avvenuta il 18 Ottobre del 1888.

La Mole in fase di costruzione. Nell’estate del 1884, in occasione della prima Esposizione Internazionale di Torino, la ditta Gondrand proponeva un’ascensione in mongolfiera accanto alla Mole, al prezzo di cinque lire. La sera del 10 Agosto mentre infuriava un temporale, il pallone, ancorato al suolo, venne incenerito da un fulmine. Foto Archivio Mè Piemont, Beppe Lachello

Dopo la scomparsa di Alessandro, i lavori continuarono sotto la guida di Costanzo Antonelli, figlio di Alessandro e furono ultimati alla fine del 1889.

Il progetto originale di Antonelli padre prevedeva che sull’estremità della guglia venisse posizionata una “Stella a cinque punte“. In seguito pensò ad una statua raffigurante un “Genio alato”, uno dei simboli di Casa Savoia, vagamente simile, per intenderci, a quello posizionato sul monumento di Piazza Statuto (che celebra la genialità e la tecnologia che portò alla realizzazione del Traforo del Frejus), ma di dimensioni maggiori. La statua, di 3,60 metri di altezza, fu commissionata allo scultore Giovanni Carlo Celestino Fumagalli (Torino, 1864 | Milano, 1941), qualche mese dopo la morte di Alessandro Antonelli. Il genio, in rame sbalzato e dorato, teneva in una mano una lancia, e nell’altra  un ramo di palma. Il Genio alato, il cui capo era irradiato da una stella a cinque punte, venne posizionato in cima alla guglia il 10 Aprile 1889. La Mole raggiunse così l’altezza di 167,5 m (550 piedi): un record tra tutti gli edifici allora esistenti in Europa.   Dal 1908 al 1938 la città utilizzò la Mole per ospitare il Museo del Risorgimento, trasferito nel 1938 a Palazzo Carignano. Ora, com’è noto, accoglie il Museo Internazionale del Cinema.

La storia della Mole Antonelliana è costellata di interventi di restauro e di cambi di destinazione, ma anche di incidenti e di colpi di scena.

L’11 Agosto 1904, un violento nubifragio disancorò dalla sua sede il “genio alato”, che però rimase a penzoloni, trattenuto dalla balconata di una delle terrazze più alte della struttura.  Fu sostituito da una “Stella a 5 punte” in rame, del diametro di 4 metri, opera dell’artista Ernesto Ghiotti (Torino, 1847 | 1938) simile a quella originale che sovrastava la testa del Genio, caduta nel 1953. Ghiotti è stato anche un grande ingegnere e architetto urbanista: a lui si deve, ad esempio, la progettazione del Ponte Isabella, considerato uno dei ponti più belli di Torino.

Durante la seconda guerra mondiale , l’edificio scampò in gran parte ai bombardamenti del 6 dicembre 1942, che colpirono molti obiettivi militari nella vicina via Verdi e distrussero il vicino Teatro di Torino. 

Il Ponteggio durante i lavori di ricostruzione della guglia dopo il tornado del 1953

Il 23 Maggio 1953, un violento nubifragio, accompagnato da un tornado, distrusse i 47 metri più alti della guglia, che si ripiegò su se stessa e cadde a terra nella via sottostante, fortunatamente senza causare vittime. La Stella a cinque punte di Ghiotti si rovinò irreparabilmente e fu sostituita da una stella tridimensionale di dimensioni più contenute, a dodici punte. Il tronco di guglia caduto fu ricostruito con una struttura metallica rivestita in pietra ed inaugurato nel 1961, in concomitanza con le celebrazioni di Italia 61. Fu Guido Chiarelli a realizzare il progetto per l’illuminazione della guglia, al termine dei lavori di ricostruzione.

La Mole Antonelliana resta da oltre centocinquant’anni uno dei simboli della città, una sorta di grande antenna che la collega con il cielo. È un monumento unico al mondo per la forma, la struttura e le caratteristiche architettoniche, ardite e slanciate, che solo un genio della portata di Antonelli avrebbe potuto concepire.

Concludo con una mia poesia dedicata al grande architetto piemontese.

La Mòle
(Òda a Alessandro Antonelli)

Na gucia pontà al cel a l’é la Mòle
ciadeuvra ’d n’architet genial e ardì.
“Un pò pì àuta për asar la veule?
i na giontoma ’n tòch: i-i penso mi!”

Parèj la Sinagòga un pò për di
chërsìa d’autëssa e sempre con le mòle
ventava pijé Sandrin përchè chiel-lì,
dasendje ël la, l’avrìa frustane ’d sòle!

Sinquanta méter, sent, sent e sinquanta…
forse a pensava d’esse sna Ferrari:
a l’han fërmalo a quasi ai sent e stanta

ma an sj’arsivòli a l’é ancor là ch’a monta.
A l’ha cují na stèila tra milanta
ché dzor la Mòle a la butèisso an ponta.

Glossario:
gucia: ago; ciadeuvra: capolavoro; frusté ’d sòle: letteralmente consumare le suole, ovvero andare lontano (qui, metaforicamente: perseverare); arsivòli: fantasticherie (qui: con la fantasia); milanta: migliaia

La Mole
(Ode a Alessandro Antonelli)

Come un’antenna svetta verso il cielo
la Mole Antonelliana, snella, ardita.
“Ancora un po’ più alta la volete?
Farà un effetto scenico: vedrete!”

Così la Sinogoga dì per dì
s’alzò di qualche metro ancora un po’;
Sandrino un tal caratterino!
Ad libitum avrebbe continuato!

Cinquanta metri, cento, altri cinquanta
pensava di guidare una Ferrari:
a quasi ai cen’ settanta l’han fermato.

Vola ai confini adesso del creato
per cogliere una stella: la più bella,
da porre sulla punta della Mole.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, è laureato in Economia e Commercio. Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura, è autore di romanzi, saggi e poesie, in lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, ha pubblicato, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio, le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino" e "Ponti di Torino". Come giornalista, collabora da alcuni anni con la rivista "Torino Storia". Come piemontesista, Sergio Donna cura da tempo per Monginevro Cultura le edizioni annuali dell'“Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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