
La storia del piossaschese Alessandro Cruto che prima di Edison inventò la lampadina
Ci sono personaggi che segnano la storia, anzi la cambiano, la fanno, e poi vengono dimenticati, perduti nell’oblio. Restano spesso ignoti ai più, diventano nomi sulle targhe delle vie delle città, o sulle lapidi poste a memoria sulle facciate delle case di questo o quel paese in cui sono nati, o hanno vissuto. Uno dei casi in Piemonte, e direi anche in Italia, più clamorosi di oblio sistematico da parte dei più è quello del personaggio di cui voglio parlarvi. Vero è che ad Alpignano è ricordato con un museo in quello che era il fabbricato in cui è nato il suo importante stabilimento, ma questo nome proprio non è mai stato famoso, sebbene la sua invenzione abbia letteralmente illuminato le case di tutto il mondo per almeno un secolo.

Sto parlando di Alessandro Cruto. Nato a Piossasco nel 1847, da una famiglia modesta e con il papà capomastro muratore, frequentava la Facoltà di Architettura presso l’Università di Torino ma aveva il pallino della scienza, che a quei tempi poco si discostava dall’alchimia. Seguendo le lezioni di Fisica Sperimentale e Chimica (ma quanto era avanti a quei tempi e ancor oggi l’Università Torinese?) voleva, a tutti i costi, con lo spirito pieno della voglia d’inventare (tipico dell’ottocento) raggiungere il suo scopo, cristallizzare il carbonio per ottenere diamanti a livello industriale. Insomma tentava, come tutti i suoi predecessori alchimisti e come tutti i suoi successori scienziati, di trovare la Pietra Filosofale, un sistema per diventare ricco e famoso e magari donare al mondo intero, soprattutto ai più poveri, la chiave della felicità. Alessandro, che ci raccontano amasse farsi chiamare “Tasso”, era un sognatore, e come tutti i sognatori non aveva una lira, ma seguendo il lavoro del padre riuscì, nel 1872 ad aprire un piccolo laboratorio chimico a Piossasco, proprio per produrre carbonio puro dall’etilene in fase gassosa. Ci riuscì due anni dopo, ottenendo delle lamine di grafite che non erano diamanti ma poteva andare già bene così, per iniziare il lavoro.
Ora occorre che il lettore viaggi un attimo con la fantasia e si cali nelle atmosfere dei racconti di Jules Verne. Quella è l’immagine che più avvicina Alessandro al mondo d’oggi. Un uomo eclettico ed intraprendente che, dopo aver assistito ad alcune conferenze di Galileo Ferraris (oh quanto era bello quando si andava a sentire parlare i grandi) in cui si celebravano i progressi dell’elettronica e le innovazioni di Thomas Edison, che cercava il filamento giusto per la sua lampada elettrica, decise di cimentarsi nell’impresa. Fu così che, usando la sua grafite sottilissima, inventò il filamento perfetto per le lampade dell’americano. L’invenzione fu sperimentata all’Università di Torino, con l’autorizzazione dei professoroni, il 4 marzo del 1880. Cinque mesi prima Edison in America aveva brevettato la sua lampadina (ma impiegò otto anni a renderla commercialmente efficace). Cruto, invece, iniziò a girare per le fiere del mondo con la sua invenzione, decisamente più efficace di quella dell’americano, e a casa sua, nell’Esposizione di Torino del 1884, riuscì a chiudere contratti con emissari di Cuba, degli Stati Uniti, e delle vicine terre francesi e svizzere.

A Piossasco il laboratorio non bastò più, e il nostro inventore si trasformò in imprenditore, aprendo uno stabilimento di grandi dimensioni (per quei tempi) sulle rive della Dora ad Alpignano, proprio per sfruttare al meglio la potenza delle acque del fiume, ormai destinate a creare l’elettricità. A cavallo tra il 1885 e il 1886 lo stabilimento fu in grado di operare, e le lampadine di Cruto iniziarono ad illuminare le strade e le case di molti paesi del mondo. Lui aveva messo l’idea, e la sua abilità di chimico, fisico e alchimista, ma qualcun altro aveva sganciato i soldi per portare a termine il progetto.
Fu così che tre anni dopo, Cruto abbandonò la sua azienda, nonostante i successi ed una produzione di 1000 lampade giornaliere. Alpignano era diventata la fonte di luce per il mondo, e Alessandro tornò ai suoi esperimenti, alla ricerca della sua Pietra Filosofale, mentre la Philips nel 1927 acquistò l’Azienda. Dopo aver trasferito lo stabilimento nella piana vicino a Caselette, mantenne la produzione delle lampadine a marchio olandese nella città della bassa Valle di Susa sino a pochi anni fa, fino alla dismissione dovuta alla concorrenza globalista. Come Tesla, il prode Alessandro, dopo essere tornato a Piossasco si sposò e continuò a studiare nel suo laboratorio, cercando di incamerare “l’energia atmosferica” e di creare un giocattolo denominato “mosca elettrica”, antesignano dei moderni droni. Morì a Torino nel 1908, a 63 anni, in povertà e dimenticato da tutti.

A lui, dicevamo, Alpignano ha dedicato il piccolo ecomuseo “della Luce”, e una via. Alcuni suoi scritti sono al Museo della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, donati dalla famiglia. Proprio con le prime parole di uno di questi scritti, intitolato “L’Inventore” (una sorta di racconto autobiografico) termino questo piccolo articolo in cui ho cercato di farvi conoscere chi, con la passione, l’ingegno, la tenacia e la fantasia, ha illuminato, in un senso molto pratico, le nostre vite. “L’inventore è un essere che continua ad essere ragazzo finché muore…l’inventore, ripeto, è sempre ragazzo”.
L’8 novembre 2024 le Poste Italiane hanno emesso un francobollo nella serie tematica “le Eccellenze del sapere” dedicato a Cruto in occasione della Giornata mondiale della Scienza.
Claudio Calzoni