A TAVOLALINGUA PIEMONTESE

Meraviglie e curiosità dell’idioma subalpino: il “bel deuit”

Tra le infinite espressioni tipicamente piemontesi, ce n’è una che è assolutamente autoctona, che non trova riscontro in altre lingue o dialetti, e di cui nessuno può dire che sia stata presa in prestito da altri idiomi ed adattata alla parlata locale: “bel deuit”.

Che cos’è “ël bel deuit”? Verrebbe voglia di tradurre la locuzione con “bel garbo”, ma sarebbe assolutamente riduttivo. Certo, il “deuit” è anche il garbo, ovvero l’atteggiamento affabile, gentile, di chi è predisposto all’ascolto e al dialogo, il modo con cui si approccia con il prossimo. Ma è soprattutto molto, molto di più.

Il “deuit” è anche lo stile, la grazia, l’eleganza e persino l’understatement con cui ci si rivolge alla gente: è una predisposizione al dialogo, al sorriso, una radiosa etichetta innata, mai di circostanza, che contraddistingue colui che ne è dotato.

È frutto di un’educazione adeguata impartita non solo in ambito familiare, ma anche di un retaggio culturale che appartiene ad un’intera comunità sociale: una sorta di codice di comportamento che contraddistingue i suoi membri da secoli, che in quella comunità si riconoscono.

Certo ci sono eccezioni, e spesso anche molto appariscenti, giacché ognuno ha il suo carattere. Ma ciò non toglie che il “bel deuit” sia un modello tipicamente subalpino, cui – in genere – si attengono i piemontesi, d’origine o d’adozione, e che indubitabilmente colpisce immigrati, turisti e forestieri.

Il deuit, poi, si sublima quando diventa “bello”, cioè evidente, smagliante, al punto di rendere luminosa la persona di cui ne è dotato. Il bel deuit per qualcuno o per qualcuna è una dote innata, di cui la Natura ha fatto dono, rendendolo o rendendola amabile a prima vista, per la grazia dei suoi gesti e dei suoi comportamenti; ma che si può col tempo ulteriormente perfezionare e portare alla massima magnificenza.

L’aggettivo ‘garbato’ trova nel Piemontese il suo equivalente nei termini grassios, gentil. Il suo opposto è dësdeuit, letteralmente: sensa deuit, ovvero senza garbo, o anche: striplon, come potrebbe essere un elefante che si sposta in un negozio di porcellane. Dunque, anche gli antonimi, i sinonimi, e i derivati di deuit, come possiamo constatare, sono nella Lingua piemontese termini molto espressivi e particolari.

A proposito di deuit, ho trovato molto originale l’insegna di una Trattoria di Baldissero, sulla collina torinese, nel versante che dà verso Chieri, all’ombra della cupola juvarriana di Superga: l’hanno chiamata proprio “Bel deuit”. Non la conoscevo, e attratto da quell’insegna, essendo giunta l’ora di cena, ho fermato l’auto e ci sono entrato. Ho scoperto un locale che propone una cucina eccellente, tipicamente piemontese e di stile familiare, come una volta. E il personale? Anzi: e le donne che lo gestiscono? Gentili, disponibili, sorridenti, ordinate, graziose, simpatiche e discrete, interpreti naturali del tipico “bel deuit” subalpino.

Sull’onda del compiacimento per il buon cibo servito e il garbo dimostrato, ho composto e dedicato loro (cuoche, titolare e inservienti della Trattoria “Bel deuit”, Via Superga 58, Baldissero Torinese), questi versi:

Bel deuit
Viva le cusinere dël “Bel deuit”!
Cusin-a piemontèisa,
soris, bele manere!
E viva dël “Bel deuit” ‘dcò le cambrere
ch’a vòlo tra le tàule ‘me sgnorete
galuparìe soasìe pronte a portete.

Bel garbo
Viva le belle cuoche del “Bel deuit”! / Cucina piemontese, / sorrisi, buone maniere! // Evviva del “Bel deuit” le cameriere: / come libellule volano tra i tavoli / pronte a servir delizie memorabili!

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, Sergio Donna è Presidente dell’Associazione Monginevro Cultura. È autore di romanzi, saggi e poesie, in Lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio ha pubblicato le monografie "Torèt, le fontanelle verdi di Torino", "Portoni di Palazzi torinesi", "Chiese, Campanili & Campane di Torino", "Giardini di Torino", "Fontane di Torino", "Statue di Torino", "Ponti di Torino" e "Caffè e Locali storici di Torino". Tra le sue raccolte poetiche, ricordiamo "Lines", "Laeta Carmina", "Sonetti" e "Metrica | mente" (in Lingua Italiana), e "Cerea" (in LIngua piemontese). Ha scritto inoltre i romanzi "Il trionfo della bandiera" e "Lo scudetto revocato". Come giornalista, ha collaborato diversi anni con il quotidiano on line "Piemonte Top News" e con la rivista "Torino Storia". Attualmente scrive per "Storie Piemontesi" e per i mensili "Vagienna" e "Piemontèis Ancheuj". È docente di Lingua e Letteratura Piemontese all'Unitre di Torino e di altre Sedi decentrate. Per Monginevro Cultura, Sergio Donna cura da tempo le edizioni annuali dell' “Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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