
Non tutti sanno che… piazza Vittorio Veneto sino al 1919 portava il nome di Vittorio Emanuele I
Piazza Vittorio Veneto è una delle piazze più ampie e suggestive di Torino: un vasto spazio aperto che si affaccia su un panorama verdeggiante che invita a contemplare le colline circostanti. La piazza si estende da via Po e dal ponte dedicato a Vittorio Emanuele I, dove si incrociano diverse strade storiche che raccontano la Torino aristocratica di un tempo: da via Giulia di Barolo a via Vanchiglia, da via Bava e via Bonafous e via Della Rocca.

In origine, la piazza portava il nome di Vittorio Emanuele I, una figura che rimane presente attraverso la statua che si erge davanti al maestoso tempio della Gran Madre di Dio. Il cambio di denominazione a Vittorio Veneto avvenne nel 1919, in onore della località simbolo della vittoria italiana nella Prima Guerra Mondiale. Un interessante elemento storico è rappresentato dall’antica Porta di Po, progettata da Guarini, ma abbattuta durante il dominio francese, che un tempo dava accesso a una piazza alberata declinante verso il fiume.
La piazza, che si estende su una superficie di circa 39.960 metri quadrati, venne realizzata sotto il regno di Carlo Felice tra il 1825 e il 1830, grazie al progetto dell’architetto Giuseppe Frizzi. L’abilità di Frizzi nel dissimulare la pendenza naturale del terreno contribuì a creare un ambiente armonioso e accogliente. Originariamente, il progetto prevedeva di intitolarla “Alla Venuta del Re”, ma successivamente si decise di dedicare la piazza a Vittorio Emanuele I.
Ancora oggi c’è tra i torinesi la convinzione che sia la piazza più grande di Torino, o addirittura d’Italia o d’Europa. Lo è, ma soltanto come area porticata. In realtà la piazza più grande di Torino risulta essere piazza della Repubblica con i suoi 51.300 metri quadrati.

Non mancano aneddoti storici e curiosità legati alla piazza. Ad esempio, un pilastro al numero civico 12 commemora l’astronomo Giovanni Plana, deceduto qui nel 1864, mentre una lapide al numero 23 celebra la presenza del poeta romantico Giovanni Prati.
In epoca fascista la piazza venne utilizzata per eventi ufficiali e adunate, inclusa la visita di Benito Mussolini nel 1939. A partire dal 1942 subì pesanti danni a causa dei bombardamenti: nell’estate del 1943 vennero significativamente danneggiati gli eleganti edifici perimetrici, specialmente quello tra via Bonafus e via Della Rocca. Tutta la zona e gli edifici circostanti subirono ingenti distruzioni a causa della presenza della caserma all’angolo con via Principe Amedeo che fu infine rasa al suolo, creando uno spiazzo in cui per anni si tenne la Fiera dei Vini, di grande attrazione per i torinesi. Piazza Vittorio Veneto venne scelta come luogo ufficiale per le sfilate per le celebrazioni della liberazione d’Italia, a partire proprio dai giorni di fine aprile 1945, fino a confluire nella grande festa ufficiale in piazza, che avvenne proprio qui, il 6 maggio 1945.
Per decenni, qui si sono celebrati i carnevali torinesi. E qui Gianduja era l’assoluto protagonista. Il carnevale, con le sue giostre e cortei mascherati, si spostò altrove alla fine degli anni Ottanta, quando la piazza subì un restyling volto a preservarne l’estetica architettonica.

Per molti anni, in piazza si è tenuto anche il falò di San Giovanni, una tradizione centenaria che ora ha come palcoscenico piazza Castello, mentre i fuochi d’artificio della festa patronale accolgono in questa piazza ogni anno decine di miglia di persone, illuminando il cielo lungo il Po. Oltre alla sua storia, la piazza offre anche una vivace atmosfera commerciale, con caffè storici e negozi che mescolano tradizione e modernità. Le gallerie d’arte e i locali invitano ad esplorare la cultura torinese, rendendo l’area non solo un luogo di passaggio, ma una vera e propria meta da scoprire per i turisti che approdano in città.
Fra il 2003 ed il 2006 in occasione dei XX Giochi olimpici invernali la piazza venne riqualificata, soprattutto con il rifacimento della pavimentazione a cubetti di porfido e la realizzazione del parcheggio sotterraneo. Proprio durante la costruzione del parcheggio sotterraneo, gli operai scoprirono 22 scheletri risalenti all’inizio del XVIII secolo. Secondo uno studio pubblicato nel 2019 si tratterebbe di vittime dell’assedio di Torino del 1706 da parte dei Francesi.
Piero Abrate