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Alla scoperta della storia industriale di Barriera di Milano, il quartiere operaio per eccellenza

Il progetto, promosso da Turismo Torino, parte il 10 maggio e proseguirà per tutto l’anno, conducendo gli ospiti alla scoperta della storia industriale del quartiere operaio per eccellenza, tra art nouveau, recupero di fabbriche e studi di design

Barriera di Milano è un quartiere di Torino con una storia molto particolare, costellata da trasformazioni urbane e industriali, e anche se attualmente si parla spesso dell’esagerata delinquenza che contraddistingue alcune vie del comprensorio, le origini di Barriera risalgono alla metà dell’Ottocento, quando Torino era ancora una città con un’economia prevalentemente agricola. Nel 1853, la costruzione della cinta daziaria attorno alla città portò infatti alla nascita del quartiere e la barriera doganale situata vicino all’attuale Piazza Crispi diede il nome alla zona, che divenne un punto di riferimento per il commercio e per l’entrata in città delle merci. Proprio per la posizione estremamente strategica, nel XIX secolo vi sorsero stabilimenti tessili e meccanici e nel corso del Novecento il quartiere continuò ad ampliarsi ed evolversi, almeno fino agli anni ’80 del Novecento, quando la chiusura delle fabbriche portò una trasformazione sociale e la crescita di associazioni per la tutela dell’integrazione, necessaria a causa della forte presenza di immigrati provenienti da svariati paesi.

Nei Docks Dora, inizialmente chiamati Docks Torino-Dora, costruiti tra il 1912 e il 1914, e destinati alla conservazione di merci soprattutto alimentari, ancora oggi si possono vedere le rotaie dei treni che venivano convogliati nei magazzini dalla tratta Milano-Torino, dove i vagoni venivano scaricati direttamente su piattaforme rialzate che consentivano di scaricare agevolmente le merci dai vagoni. Nel cortile della grande costruzione riadattata per ospitare aziende tecnologiche o artigiane in forte crescita, è ancora conservato un vecchio vagone ottocentesco con due grandi botti che venivano usate per il trasporto del Vermut, un vino aromatizzato creato a Torino nel 1786, con l’aggiunta di spezie e erbe, tra le quali l’artemisia. Nei magazzini era situata anche una ghiacciaia, che serviva sia per la conservazione delle merci, sia per rifornire Torino di ghiaccio, che in un’epoca in cui non c’erano ancora i frigoriferi, era molto ricercato.

Come sempre quando si approfondisce un argomento, emergono le storie degli uomini e delle donne, con le loro vite, le tribolazioni e strani misteri, forse anche solo legati alla cancellazione del passare del tempo. In particolare le botteghe storiche hanno molto da raccontare, come l’Ombrellificio Torinese, attività fondata nei primi del Novecento, che ha visto il coinvolgimento in una rivolta politica, tanto che Fioravanti Suino, discendente del fondatore (in realtà il vero fondatore era stato il bisnonno, che nel 1890 si era trasferito da Corio a Torino per costruire ombrelli) fuggì negli Stati Uniti, non prima di cantare arie d’addio alla Barriera, in piedi sui tavoli di piazza Crispi, così almeno si racconta! L’ombrellificio, attivo ancora oggi e diventato eccellenza piemontese, nel periodo della massima produzione fabbricava mille ombrelli al giorno e lo si poteva trovare anche con un marchio “made in England” che una grande azienda inglese applicava dopo aver fatto produrre i mitici ombrelli nella bella Torino.

E che dire del bunker Sicma, situato appunto sotto lo stabilimento della Società Italiana di Costruzioni Molle e Affini (SICMA), un’azienda attiva dagli anni Venti nel quartiere Barriera di Milano? Venne costruito durante la Seconda Guerra Mondiale per proteggere gli operari dello scalo ferroviario Vanchiglia nel caso di caduta di bombe e poteva ospitare 130 persone. Attualmente l’ex fabbrica è sede di una associazione culturale che ospita numerose iniziative artistiche e sociali.

Nipote d’arte, in tutti i sensi, è anche Massimo Torassa, titolare della Consell Torino, una selleria storica specializzata nella riparazione e produzione di sedili e interni in pelle di autovetture storiche. In epoca di riciclo l’azienda ha voluto utilizzare le parti di scarto della produzione creando delle borse molto particolari, veri e propri oggetti di design eco-vintage.

La vivacità del quartiere passa anche attraverso le numerose attività artistiche, come il museo Ettore Fico, d’arte moderna e contemporanea aperto nel 2014 in una ex area industriale. Interessanti anche i progetti d’arte a cielo aperto, che ospitano numerosi murales sia su facciate che sulle serrande di negozi e associazioni.

C’è talmente tanto da scoprire che Turismo Torino, l’Ente ufficiale per la promozione turistica della città di Torino, ha concepito “Il design incontra il turismo”, sei itinerari turistici tematici guidati a piedi, che portano alla luce luoghi, oggetti, segni e storie che testimoniano la vocazione creativa della città e che si svolgeranno da maggio a novembre.

Il primo percorso, che parte il 10 maggio e prosegue per tutto l’anno, conduce gli ospiti alla scoperta della storia industriale del quartiere operaio per eccellenza, tra art nouveau, recupero di fabbriche e studi di design, un viaggio affascinante di circa due ore nel cuore di uno dei quartieri operai più emblematici della città, dove le tracce del passato industriale si intrecciano con le espressioni più innovative del design contemporaneo. Lungo il percorso, si potranno scoprire esempi concreti di recupero architettonico e rigenerazione creativa, in un perfetto equilibrio tra memoria e futuro. La passeggiata con partenza da piazza Crispi – punto di accesso simbolico al quartiere, un tempo animato da officine, operai e grandi fabbriche e oggi al centro di una significativa trasformazione urbana – attraversa ex aree industriali oggi riconvertite in spazi culturali e laboratori artigianali, dove l’arte del riuso è protagonista. Stoffe, pellami, plastica, copertoni e teloni dismessi vengono trasformati in oggetti d’uso quotidiano e arredi dal design originale, dando vita a un’economia circolare che mette al centro l’ambiente e la creatività. La tappa finale è un affascinante complesso di magazzini industriali dei primi del Novecento, oggi cuore pulsante di creatività in cui il recupero dei materiali prende forma in prodotti originali e sostenibili, testimoni di una nuova sensibilità ambientale e sociale”. A questo percorso seguiranno altri itinerari che analizzeranno l’archeologia industriale, i riflessi della storia e la trasformazione di un quartiere che ha davvero molto da dare. Pronti ad ascoltare qualche interessante storia locale?

Per informazioni e biglietti: http:turismotorino.org/tour-design

Articolo di Katia Bernacci
Immagini di Marino Olivieri

Katia Bernacci

Katia Bernacci, giornalista pubblicista, saggista e ricercatrice indipendente, è attualmente direttrice editoriale della casa editrice Yume. Da anni si occupa di divulgazione in ambito culturale.

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