
C’era una volta a Torino… Palazzo Richelmy, dove oggi sorge il tanto vituperato “Palazzaccio”
TORINO. Proprio di fronte al Duomo, dove oggi sorge il tanto vituperato e chiacchierato “Palazzaccio”, una volta sorgeva Palazzo Richelmy, anche conosciuto come Palas dij Pòrti (Palazzo dei Portici) per il suo caratteristico porticato lungo 60 metri che si affacciava su piazza San Giovanni. Fu costruito nel XVII secolo su progetto di Carlo di Castellamonte in stile barocco. Deve il suo nome al cardinale Agostino Richelmy, che qui ebbe i natali. Oltre al porticato, il palazzo era noto per la sua eleganza e per la sua posizione di fronte al Duomo. Ma in epoca fascista (nel luglio 1937) fu demolito per fare spazio a un edificio per uffici comunali, costruito però soltanto a metà degli Anni Sessanta, per ospitare gli uffici dell’Amministrazione civica, a partire dall’Ufficio Tecnico dei Lavori Pubblici.
Da allora, la nuova costruzione in stile razionalista venne soprannominata “Palazzaccio” per la dissonanza con il contesto urbanistico e per l’impatto estetico non apprezzato da buona parte dei torinesi. Questi, infatti, sono convinti che vada abbattuto. L’attuale discutibile struttura risale al 1965 in una delle aree più dense di testimonianze storiche della città appare anche ai più indifferenti un’offesa deliberata alla memoria storica e all’identità di Torino.


Come detto, il “Palazzaccio” sorge di fronte al Duomo di Torino (1491/1505), unico edificio rinascimentale della città. Il campanile (ël cioché) risale al 1469, ancora riconducibile alle tre chiese romaniche preesistenti; fu Filippo Juvarra a sovrintendere i lavori che ne aumentarono l’altezza nel Settecento. Alle spalle vi è la splendida cupola guariniana. Nella cappella è custodita la più preziosa reliquia della Cristianità: la Santa Sindone. Pochi metri più a nord del Palazzaccio troviamo la Pòrta Palass, risalente al primo secolo avanti Cristo, che a Torino rappresenta la principale testimonianza dell’epoca romana. E’ l’unica porta della città rimasta in piedi e, nel suo genere, una delle meglio conservate al mondo. Lì vicino ci sono le vestigia del coevo Teatro romano, forse voluto da re Cozio e riportato alla luce a cavallo fra Ottocento e Novecento, in occasione dell’ampliamento di Palazzo Reale. Da ammirare, poi, il Museo di Antichità con preziosi reperti. Voltando le spalle, ovviamente al “Palazzaccio”.