
C’era una volta lo Stadium, uno dei più grandi impianti sportivi al mondo: fu demolito nel 1946
TORINO. Lo Stadium era un grande edificio polifunzionale, utilizzato prevalentemente per uso sportivo, costruito a Torino nel 1911, al limite del quartiere Crocetta, proprio accanto alla vecchia Piazza d’Armi. Fu progettato dall’architetto Eugenio Vittorio Ballatore di Rosana, in seguito dismesso e demolito nel 1946. La struttura vantò molteplici ed importanti primati: è stato considerato in assoluto il più grande stadio d’Italia e uno dei più grandi al mondo mai realizzati, più vasto addirittura dei coetanei stadi di Atene e di Londra. Oltre a essere stato il primo stadio di Torino, fu anche il primo d’Italia a essere dotato di un impianto di illuminazione elettrica e a essere realizzato in cemento armato. L’impianto occupava una vastissima area compresa tra gli attuali corso Duca degli Abruzzi, corso Einaudi, corso Castelfidardo e corso Montevecchio, dove attualmente sorgono alcuni edifici residenziali, la sede del Politecnico, quella dell’istituto tecnico “G. Sommeiller” e del liceo scientifico “Galileo Ferraris”
Storia
Dal manifesto dell’esposizione del 1911 leggiamo: « Lo Stadium immenso, degno per la sua gigantesca ampiezza dei nuovi atleti, dovuto a un alacre comitato presieduto dal marchese Compans di Brichanteau, costituirà il punto di richiamo, di adunata delle folle e quasi il centro attorno a cui si svolgeranno le manifestazioni sportive. » ( Foto 73 )
Fino al XIX secolo una delle attività sportive più popolari era il pallone elastico che, a Torino come nelle maggiori città d’Italia, era praticato nei vari sferisteri. Tuttavia, verso la fine dell’Ottocento si diffuse il calcio e Torino fu la prima città d’Italia in cui si formarono delle federazioni sportive ben distinte di questo nuovo sport importato dalla Gran Bretagna. La sua crescente popolarità rese necessaria la presenza di adeguati spazi e dal 1872 la nuova piazza d’armi, compresa tra gli attuali corsi Galileo Ferraris, Einaudi, Castefidardo e Montevecchio, divenne luogo prediletto per praticarlo pubblicamente. Questa collocazione esistette fino ai primi anni del Novecento e, insieme al velodromo “Umberto I”, fu il luogo dove nacque il calcio agonistico del capoluogo piemontese.

Costruito in concomitanza dell’Esposizione Internazionale di Torino del 1911 svoltasi al parco del Valentino in occasione del cinquantenario dell’unità d’Italia, lo Stadium venne realizzato interamente con fondi privati confluiti nella S.A.E.S. – Società Anonima Esercizio Stadium presieduta dall’onorevole Carlo Compans de Brichanteau de Challant. Esso sorgeva su un’area attigua alla piazza d’armi e rappresentò il primo impianto sportivo della città a vocazione polifunzionale; la grande enfasi con la quale venne accolto il progetto e la rapidità con cui fu realizzato malgrado la vastità della struttura, gli valsero l’affermazione di «grande attrattiva dell’esposizione del 1911». Il cantiere fu caratterizzato da tempi rapidi e in soli dieci mesi si conclusero i lavori. L’impianto fu inaugurato con enfasi ed orgoglio il 29 aprile 1911, ospitando la serata d’onore a seguito dell’inaugurazione dell’Esposizione Internazionale di Torino, con la rappresentazione di un saggio ginnico eseguito da ben seimila allievi delle scuole municipali di Torino, alla presenza delle autorità e del re Vittorio Emanuele III.
Lo Stadium rappresentò un primo esempio di spettacolarizzare gli eventi sportivi e, date le grandi dimensioni e la versatilità della struttura, divenne presto consueto luogo di svolgimento anche dei maggiori eventi pubblici della città per i primi trent’anni del Novecento. A seguito dei fasti inaugurali dell’Esposizione Internazionale di Torino, nella primavera del 1911 la struttura ospitò svariate competizioni ginniche nazionali e internazionali con partecipazioni definite a detta del Corriere della Sera superiori a quelle dei Giochi Olimpici, seguite da un concorso militare a cui parteciparono tutti i corpi del Regio Esercito. Il 27 maggio dello stesso anno si svolse il Concorso ippico internazionale, mentre nel 1913 e nel 1915 lo Stadium fu teatro di ben due vittorie della Nazionale italiana di calcio.

Nello stesso 1913 il complesso fu interamente affittato dalla “Savoia Film”, una delle maggiori case di produzione cinematografica torinesi del tempo, per girarvi “In Hoc signo vinces”, un “colossal” diretto da Nino Oxilia . In complesso furono poche le competizioni calcistiche che vi si svolsero, oltre al paio di incontri della Nazionale lo Stadium ospitò appena due partite di campionato delle squadre locali: Juventus e Torino. Le dimensioni così vaste della struttura, infatti, si rivelarono il suo maggior difetto; tale inconveniente si rese più evidente specialmente per le partite di calcio, il cui pubblico, seduto sui lontani spalti, riscontrava notevoli problemi di visibilità.
Nel periodo del primo conflitto mondiale l’austerità economica impose una drastica riduzione di tutte le celebrazioni pubbliche e lo Stadium venne temporaneamente requisito dalle autorità militari: si dovette attendere la primavera del 1922, dopo non poche proteste, per riottenere l’apertura al pubblico. Tuttavia, nel 1927 la città si interrogò sul futuro dello Stadium e, alla luce delle problematiche dovute alle grandi dimensioni e alle ingenti spese di manutenzione, Maurizio Roccarino, presidente del nuovo ente di gestione Società Stadium Nazionale, iniziò a considerare l’opportunità di restituire l’intera struttura al Comune di Torino. Dagli anni venti, infatti, le due maggiori squadre di calcio torinesi si erano dotate di altri impianti sportivi e durante il fascismo venne realizzato anche lo stadio municipale “Benito Mussolini” (poi stadio comunale “Vittorio Pozzo” e dal 2005 stadio Olimpico); da allora lo Stadium venne utilizzato quasi esclusivamente per ospitare i più svariati eventi pubblici tra cui: gare di pallone elastico, serate pirotecniche, corride, corse ciclistiche e motociclistiche, gare automobilistiche, mostre d’arte, mostre di cani, circhi equestri, rappresentazioni teatrali, celebrazioni militari e religiose, proiezioni cinematografiche estive, addirittura una singolare caccia al cinghiale e poi alcuni eventi espositivi, tra cui il primo Salone della Meccanica del 1923 e il Carosello storico sabaudo del 2 giugno 1928, svoltosi in occasione del quarto centenario della nascita di Emanuele Filiberto di Savoia.
Nel 1930 lo Stadium venne acquisito dal Comune di Torino ma, dopo essersi interrogati a lungo sul suo riutilizzo, cadde presto in disuso e fu definitivamente chiuso nel 1938. La decisione venne presa a termine di una combattuta seduta del Consiglio comunale in cui il consigliere Adamo Levi affermò: «[…] una costruzione che a nulla serve, un’opera la quale già a due anni dalla costruzione sentiva di Colosseo Flaviano e di odor di muffa, tanto ora appare frusto che l’imperfetta costruzione lo fa sembrare un rudere.» Durante la seconda guerra mondiale fu nuovamente adibito a scopi militari e nel 1946 venne infine demolito. L’area restò inutilizzata fino al 1951, quando venne lottizzata per edificare l’attuale area residenziale, gli edifici dell’istituto “G. Sommelier”, del liceo scientifico “G. Ferraris” e la nuova sede della Facoltà di Ingegneria del Politecnico.
Claudio Calzoni
Dal libro “I Luoghi del Toro” (Yume Book, Torino, 2019)
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