STORIE DA RACCONTARE

Da Torino a Honolulu, il dramma di fine Ottocento di Gina “Mantea”Sobrero

Maria Carolina Luigia (“Gina”) Sobrero nasce nel 1863. E’ figlia di un barone e cresce a Torino negli anni successivi all’unità d’Italia negli ambienti dei circoli militari. Qui ha modo di conoscere il futuro marito, l’ufficiale hawaiiano Robert William Wilcox (1855-1903), inviato dal re di quelle isole a studiare all’Accademia militare subalpina. Gina e Robert si sposano nel 1887, ma Wilcox viene subito richiamato in patria, in seguito al colpo di stato della minoranza bianca avvenuta nell’estate di quello stesso anno. La moglie lo segue in un lungo e faticoso viaggio che, attraverso Francia, Inghilterra, Irlanda e Stati Uniti, si conclude a Honolulu: un luogo troppo lontano e diverso per la giovane piemontese, che stenta a comprendere e a farsi comprendere. In una lettera scrive: “Invano invoco il mio più bell’ottimismo; finora non posso dirmi soddisfatta del mio soggiorno ad Honolulu, sebbene da ciò che ho veduto, la città mi appaia graziosa e interessante per il contrasto tra la civiltà più moderna ed i costumi di un primitivo fenomenale”.

Un dramma segna profondamente la giovane donna: la perdita della sua bambina appena qualche settimana dopo la nascita. Un dramma nel dramma, visto che quella maternità non la desiderava. Questo tragico evento, unito alla mancanza di intesa con il marito, i tanti equivoci e le fatiche di un’esistenza complicata spingono la nobildonna, ormai disillusa e frastornata, a tornare da sola in Italia.

Nella capitale intraprende, con lo pseudonimo di Mantea, un’attività letteraria legata soprattutto alle rubriche di bon ton e galateo su giornali e riviste: centinaia di elzeviri, articoli, risposte ai lettori della “posta del cuore”. Sono diverse le autrici affermate che, come lei, si cimentano sulle riviste e i quotidiani. Tra queste Maitilde Serao e la marchesa Maria Antonietta Torriani Colombi. Alle stampe Gina Sobrero “Mantea” dà numerosi volumetti: il più apprezzato è Le buone usanze (1897), così come I casi della vita (1911) e Il galateo della signorina (1911). Eppoi, ancora: Consigli pratici alle persone di servizio (1900), Per piacere… la giornata della signorina (1908). Nei suoi lavori, la nobildonna si dimostra misurata e sobria. È scettica nei confronti di tutte le manifestazioni del femminismo militante e consiglia moderazione assoluta non solo con gli estranei ma anche in famiglia e, soprattutto, nei rapporti coniugali.

Gina Sobrero si spegne a Roma nel 1912 . Si dice che prima di morire, detti alla sorella le ultime risposte per la posta dei suoi lettori. Le redazioni giornalistiche con cui collaborava, danno poi la notizia della sua scomparsa, salutandola con titoli affettuosi.

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