ARTE & CULTURA

Storia del Crocifisso monumentale della cattedrale di Sant’Evasio a Casale

Correva l’anno 1403 quando seicento cavalieri al comando del condottiero casalese Facino Cane, sollecitato dalla duchessa Caterina Visconti,assaltarono la città di Alessandria impadronendosi di un ricco bottino dopo un saccheggio durato otto giorni. In questo, era compreso un monumentale Crocifisso in legno rivestito di lamine d’argento nella figura del Cristo(e di rame dorato e argentato nelle altre parti) che, trasportato prima a Borgo San Martino, feudo di Facino Cane, e poi a Casale Monferrato, oggi può essere ammirato all’interno della Cattedrale di Sant’Evasio, appeso all’arco trionfale soprastante il presbiterio “alla maniera delle cruces pensiles nelle primitive chiese cristiane” (M. Viale Ferrero) 1

Crocifisso
Il Crocifisso romanico esposto nella Cattedrale di Casale Monferrato – ph Paolo Barosso.

Il trafugamento del prezioso Crocifisso, conservato fino a quel momento nella Cattedrale di San Pietro ad Alessandria (demolita nel 1803 per ordine di Napoleone), aveva, però, un antefatto. Come ricostruisce Roberto Maestri, compianto presidente del Circolo Marchesi del Monferrato, un paio di secoli prima, nel 1215, una coalizione composita, unitasi contro il marchese del Monferrato Bonifacio VIII e formata, tra gli altri, da alessandrini, tortonesi, vercellesi, integrati da milizie milanesi e cavalieri inviati dal conte Tommaso I di Savoia, aveva preso d’assalto l’abitato di Casale che, a quel tempo, si chiamava “Casale Sant’Evasio” (Casalis Sancti Evasii) e non era ancora ascesa al rango di “capitale” dei marchesi Paleologi (fino al 1316 Casale fu libero comune, solo in quell’anno entrò a far parte del marchesato, a quel tempo governato già dai Paleologi, subentrati alla dinastia aleramica, estintasi nel 1305 con la morte di Giovanni I).

Con il saccheggio del borgo di Casale (civitatem igne et ferro consumpserunt), gli assalitori alessandrini avevano portato con sé come bottino di guerra le reliquie dei santi patroni locali, Evasio, Proietto e Natale, che furono collocate nella Cattedrale di Alessandria, insieme con due banderuole, a forma di galletto e di angelo. Con la spedizione del 1403 si consumò, quindi, la vendetta dei casalesi che, grazie a Facino Cane, non solo si riappropriarono delle reliquie dei loro santi patroni, ma poterono impadronirsi anche del prezioso Crocifisso alessandrino (delle due banderuole, invece, quella a forma di angelo scomparve, mentre il galletto rimase ad Alessandria ed è oggi posizionato sopra l’orologio di Palazzo Rosso, sede municipale).

Crocifisso
Facciata della Cattedrale di Sant’Evasio a Casale – ph Paolo Barosso.

Le reliquie e il Crocifisso vennero portati nella chiesa di Sant’Evasio che, in quel periodo, non era ancora assurta al rango di Cattedrale, in quanto l’istituzione della diocesi di Casale venne sancita solo nel 1474, con bolla di papa Sisto IV. La chiesa, che prima di diventare cattedrale era una collegiata retta da un capitolo di canonici, è attestata dal X secolo come chiesa plebana, ma si ritiene che l’origine sia più antica, forse risalente al regno del longobardo Liutprando, quindi alla prima metà dell’VIII secolo).

Secondo la tradizione, nel luogo dove oggi sorge la Cattedrale di Casale era stato martirizzato il santo patrono della città, Evasio, che secondo le informazioni riportate dal padre agostiniano Fulgenzio Emiglio in “Historia e vita di sant’Evasio, Vescovo e Martire” (1708) fu un sacerdote vissuto nel III secolo, inviato in Piemonte in qualità di vescovo di Asti e poi rifugiatosi nell’area casalese dove avrebbe trovato la morte per mano dei suoi persecutori pagani. Le spoglie di Evasio riposano oggi in una sfarzosa cappella laterale, che appare come un ambiente a se stante rispetto al corpo della chiesa, riprogettato in stile barocco nel 1764 su disegno dell’architetto Benedetto Alfieri, legato alla corte dei Savoia.

Il Crocifisso di Casale si riconduce alla tipologia del Christus Triumphans, il Cristo re trionfante sulla morte, che si contraddistingue per alcune precise caratteristiche, in particolare la fissità solenne e severa dello sguardo, priva di segni di sofferenza, che sembra proiettare il Cristo in una dimensione di eternità in cui la morte fisica è sconfitta. Il capo del Signore è cinto da una corona gemmata, mentre le braccia appaiono “aperte in atto di benedizione” (M. Viale Ferrero).

Crocifisso
Il Crocifisso monumentale esposto nel Duomo di Sant’Eusebio a Vercelli – ph Fabrizio Giampaolo Nucera.

Il Crocifisso di Casale viene accostato da alcuni studiosi a quello del Duomo di Vercelli e al Crocifisso di Raingarda in San Michele a Pavia, ma si differenzia da questi soprattutto per la tecnica di realizzazione, perché quello casalese è l’unico dei tre a presentare un’anima in legno con un rivestimento in lamine d’argento nella figura del Cristo (mentre le altre parti sono rivestite in rame dorato o argentato), facendo di quest’opera un intervento combinato di oreficeria, intaglio e scultura del legno.

Anche la datazione dell’opera è stata fonte di discussione tra gli studiosi perché alcuni l’hanno ritenuta coeva dei Crocifissi di Vercelli e di Pavia, che risalgono al periodo ottoniano, a cavallo dell’anno Mille, mentre altri studiosi si dividono tra chi vi ravvisa elementi propri dell’arte dell’Antelami (Benedetto Antelami fu architetto e scultore attivo tra XII e XIII secolo in diverse località del Nord Italia) e chi invece ritiene il crocifisso di Casale un’opera preantelamica.

Crocifisso
Museo del Tesoro del Duomo: il busto-reliquiario di Sant’Evasio (1446), in lamina d’argento sbalzato e cesellato e pietre colorate alveolate – ph Paolo Barosso.

Oggi l’opinione più accreditata utilizza come riferimento temporale per la datazione del Crocifisso la costruzione della Cattedrale di Alessandria perché è da questa chiesa che il crocifisso era stato prelevato dai soldati di Facino Cane durante il sacco della città. Il Duomo medievale alessandrino, purtroppo scomparso, come si è già detto, per colpa di Napoleone, era stato iniziato nel 1170, anche se la promozione della città a sede vescovile avvenne cinque anni più tardi, nel 1175, quando il papa Alessandro III riconobbe ad Alessandria, fondata nel 1168, lo ius episcopale.  

Sulla base di queste considerazioni, la maggioranza degli studiosi ritiene molto probabile che il prezioso Crocifisso fosse stato commissionato appositamente per essere collocato nella Cattedrale alessandrina, negli stessi anni della sua costruzione, quindi intorno al 1170/1175.

Concludiamo questo breve articolo alla scoperta del Crocifisso monumentale di Casale Monferrato con una notazione riguardante la Cattedrale cittadina in cui è conservato. Se possiamo oggi ammirare il Duomo di Sant’Evasio in tutta la sua magnificenza – e in particolare lo splendido nartece romanico che costituisce una sorta di atrio che precede il corpo basilicale a cinque navate della chiesa e che richiama, nell’intreccio di grandi archi poggianti su altissimi pilastri, architetture armene e orientali (P. Toesca, N. Gabrielli) – lo dobbiamo al provvidenziale intervento dell’abate Antonio Rosmini e dello storico e architetto casalese Luigi Canina i quali, intorno alla metà dell’Ottocento, si opposero fermamente all’infelice progetto di demolizione dell’intera chiesa, dissuadendo il vescovo mons. Callabiana e salvando da un infausto destino il più insigne monumento religioso casalese, pur nella “nuova” veste dovuta ai lavori di ristrutturazione affidati all’architetto vercellese Edoardo Arborio Mella.

  1. Il Crocifisso monumentale di Casale non si trova oggi nella sua collocazione originaria perché, fino al Settecento, risulta conservato nella Sacrestia e solo successivamente fu ricollocato nella posizione in cui si trova attualmente. ↩︎

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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