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La storia di un duplice omicidio avvenuto a Torino, a due passi dal Po, nel libro di Andrea Biscàro

«“Ahimè”. Iniziare una pagina con una interiezione non è sicuramente elegante, ma afferma una verità, tanto raccapricciante quanto inopinabile: il Male affascina più del Bene».

Caterina Sagoleo, a sin. (Gazzetta della Sera 29-30 luglio 1957) – a destra Giuseppina Molinas, la vittima (Gazzetta del Popolo 30 luglio 1957).

Le scarne considerazioni del giornalista subalpino Livio Cepollina rappresentano una verità che ben conoscono i Lettori di noir, di true crime, di cronaca nera e così gli autori di queste tematiche e i tantissimi spettatori delle trasmissioni dedicate ai casi di Nera del passato e dell’attualità.

Livio Cepollina così esordisce nella sua Postfazione al nuovo lavoro dell’autore di saggistica torinese Andrea Biscàro, dedicato a un caso di omicidio, anzi, di duplice omicidio, avvenuto a due passi dal Po e dal Ponte Regina Margherita nell’anno 1957.

Una storia accantonata nel baule del Tempo. Immeritatamente, perché merita di essere rispolverata. La presentiamo al futuro Lettore attraverso la sinossi del libro, che ben veicola i tratti salienti di questo dramma a tinte fosche:

«Corso Casale 95, a due passi da piazza Borromini: Caterina Sagoleo affitta le camere del suo appartamento ai suoi due amanti, uno dei quali è sposato con la mite Giuseppina Molinas.

Un vecchietto, ex amante di Caterina, frequenta lo stesso alloggio e il 10 aprile 1957 muore in cucina, asfissiato dal gas del fornello. Nello stesso locale, il 27 luglio la Sagoleo ammazza la Molinas a martellate. Va così in pezzi l’insano micromondo gestito dalla personalità manipolatrice di Caterina Sagoleo. Una tragedia dalla scenografia circoscritta: il breve tratto di corso Casale coi ritrovi del Cral e di un’osteria, il ponte Regina Margherita, il lungo Po coi suoi orti.

Le figure di contorno della tragedia (inquilini, avventori, conoscenti di Caterina) attribuiscono coralità a una storia malata dove campeggia indiscusso l’inquietante enigma chiamato Caterina Sagoleo».

La pianta dell’alloggio di Corso Casale 35 (Stampa Sera 29 luglio 1957).

L’autore ha realizzato un ottimo lavoro, attingendo dai giornali del tempo, ma non solo. Ha infatti consultato le perizie psichiatriche alle quali era stata sottoposta la Sagoleo e la Sentenza motivata della Corte d’Assiste di Torino.

«Biscàro – sottolinea Milo Julini nella Prefazione al libro – sa proporre anche ai lettori giovani, lontani dalla mentalità degli anni Cinquanta del Novecento, una approfondita ricostruzione dei due omicidi avvenuti tra le pareti del soffocante alloggetto nell’ambito ristretto di una insana famiglia allargata».

Attorno ad essa girava un mondo “normale” fatto di quotidianità, condomini e discorsi da ringhiera, luoghi di ritrovo com’erano le osterie, chiacchiere da bar, attori e comparse di un’esistenza personale e collettiva distante da noi numerosi decenni.

La copertina del libro.

Il merito di questo libro sta anche nell’aver riproposto quel mondo con rapide ed incisive pennellate. Un mondo tutto compreso tra il civico 95 di corso Casale, piazza Borromini, il ponte Regina Margherita, il lungo Po e un paio di ritrovi per le ore dedicate al dopolavoro, tra tivù, chiacchiere, pettegolezzi, vino, bibite e il gioco delle carte. Senza sapere, o immaginare, che la tragedia stava covando in mezzo a quell’anonimo micromondo…

Andrea Biscàro, La Morte in Camera. Orrore in corso Casale 95, disponiobile su Amazon, 2025

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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