
La vita travagliata della duchessa Bona di Savoia (1449-1503) osteggiata da Ludovico il Moro
La principessa Bona di Savoia era la sorella del duca Amedeo IX. Nata ad Avigliana nell’agosto 1449, era rimasta precocemente orfana, tanto che dovette trascorrere l’adolescenza alla Corte di Francia, presso il re Luigi XI, suo cognato. Costui, ansioso di impedire l’ingrandimento degli Stati di Savoia, la diede in sposa al duca di Milano Galeazzo Sforza, senza neppure consigliarsi col fratello di lei, Amedeo IX, o meglio col consiglio di Reggenza che governava il ducato sabaudo, essendo il duca ammalato. Luigi assegnò pure arbitrariamente in dote a Bona la città di Vercelli, purché il duca di Milano la prendesse con le armi. Le nozze si celebrarono il 6 luglio 1468. Ma quando Galeazzo Sforza dispose le sue soldatesche per andare contro Vercelli, Jolanda di Valois e i principi del sangue, valendosi dell’amicizia dei Veneziani, naturali nemici degli Sforza, glielo impedirono. Così lo Sforza rimase con la moglie, ma senza la dote.
Il matrimonio di Bona si rivelò uno dei più travagliati della storia sabauda: Galeazzo, volubile, impetuoso, brutale e crudele, fu feroce con i suoi sudditi, ma anche con la propria famiglia.
Nel 1469, nel castello di Abbiategrasso, che le era stato assegnato come residenza, la duchessa partorì un figlio, a cui fu imposto il nome di Gian Galeazzo, in memoria del primo duca di Milano. Poi, il 30 luglio del 1470, essa diede alla luce, nel castello di Pavia, un secondo figlio, Ermes.

Bona, nel 1471, partecipò col marito ad un sontuoso viaggio a Firenze, dove il duca, si recava per visitare Lorenzo il Magnifico, la cui liberalità ne eccitava la gelosia.
La duchessa, di ritorno a Milano, diede alla luce, il 5 aprile 1472, ad una bambina, che venne chiamata Bianca Maria. Questa povera fanciulla fu promessa sposa al cugino Filiberto di Savoia, figlio di Amedeo IX e di Jolanda. Ma essa diventò vedova prima di esser moglie, giacché il ragazzo morì giovanissimo.
Seguirono altri figli: Alessandro, Anna, Carlo, Clara. Intanto Galeazzo cadde vittima di una congiura nella chiesa di Santo Stefano, dove si era si recato ad assistere alla messa solenne, il 26 dicembre 1476.
Gian Galeazzo, primogenito del duca assassinato, non aveva neanche compiuti gli otto anni; ciò nonostante venne riconosciuto successore del padre, sotto la reggenza della madre.
Bona si trovò però di fronte l’opposizione dei cinque fratelli di Galeazzo, che volevano estrometterla dalla reggenza del piccolo. I primi quattro, tra i quali vi era Lodovico il Moro, rivendicarono il diritto a seguire la reggenza del nipote, affermando che tale ufficio non poteva assolutamente spettare ad una donna, cosa che invece era di norma tra i Savoia.
Il 7 ottobre 1481, Lodovico, senza esitare, dichiarò arbitrariamente maggiorenne il nipote tredicenne, onde escludere Bona da ogni ingerenza nelle cose dello Stato.

La duchessa, indignata per quella manovra del cognato, e per i successivi avvenimenti, che le svelarono la perfida indole del parente, decise ritirarsi dalla corte, rinunciando alla tutela del figlio e dello Stato. Si rinchiuse in un convento ad Abbiategrasso, discretamente vigilata dagli uomini di Lodovico.
Dopo aver eluso la sospettosa sorveglianza, la duchessa riuscì a fuggire dal convento e a riparare in Francia, dove sperava di convincere il cognato Luigi XI a farsi rendere giustizia contro Ludovico.
Ma ormai era tardi: Lodovico si era ormai proclamato duca di Milano e a Bona non restò che tornare ancora una volta in Francia, dove si trattenne a lungo, non riuscendo a farsi giustizia, né a ottenere nulla. Nel 1500 si ritirò nel castello di Fossano, messo a sua disposizione dal nipote Filiberto, duca di Savoia. Egli le assegnò anche un appannaggio per il suo mantenimento, 1700 fiorini annui e 700 sacchi di grano.
Nel castello di Fossano, Bona visse una vita triste e solitaria fino alla morte, avvenuta il 17 novembre 1503, dimenticata da tutti, all’età di cinquantatre anni. La morte la colse, ignorata dai più anche fra i suoi contemporanei. (1)
Intorno ai suoi ultimi giorni e ai suoi funerali, nel tempo sono nate storie e in alcuni casi leggende, alimentate da interpretazioni documentali insufficienti da parte anche di autorevoli storici. Si racconta ad esempio che il fantasma di Bona si sposti ancora oggi inquieto negli antri del castello degli Acaia.
Fino a poco tempo si pensava che la povera sposa di Galeazzo Sforza fosse stata sepolta nella chiesa di San Giuliano di Savigliano, senza alcuna cerimonia ufficiale. Recenti ricerche condotte da alcuni studiosi di Fossano, con un’attenta rilettura degli scavi archeologici del 2009 e delle fonti d’archivio, hanno però permesso di sfatare tale convinzione: Bona fu sepolta nel duomo di Fossano, e precisamente nella parte più antica, quella della chiesa di San Giovenale. La tomba venuta alla luce permise di ritrovare un corpo femminile con le braccia incrociate sul petto, nella posizione che veniva data a tutti gli appartenenti alla casa nobiliare. (2)
NOTE
(1) Il castello di Fossano era stato restaurato nel 1484 dal duca di Savoia Carlo I. Di quest’epoca rimane tuttora il caratteristico cortile con porticato a colonne in marmo bianco, i cui capitelli, scolpiti da Gaspare Solari, recano ben evidente lo stemma sabaudo, croce bianca all’interno di uno scudo. All’interno spicca la grandiosa sala magna, con i soffitti a cassettoni stuccati con motivi fitomorfi e antropomorfi e con stemmi.
(2) La sepoltura e i resti di Bona di Savoia sono stati ritrovati dai ricercatori fossanesi Carmelo Cataldi, Mario Saettone e Beppe Vetrano. I tre studiosi hanno anche scoperto, all’interno del duomo di Fossano, il luogo di sepoltura di un’altra principessa sabauda, di cui si erano perse le tracce: Maria Vittoria di Savoia Carignano (morta il 18 aprile 1763), figlia di Emanuele Filiberto “il muto” , che dimorò, nella sua ultima parte della vita, proprio a Fossano, nel palazzo dei conti Radicati Aliberti di Beinasco, in via Merlo. Cfr. I Savoia a Fossano: un legame oltre il tempo (1314-2016), Atti del convegno, Fossano 2017.
Mauro Minola
Tratto dal volume di Mauro Minola: Savoia. Storie, personaggi, curiosità e tradizioni della più antica dinastia europea, Il Punto-PiemonteinBancarella, Torino 2018)