
Viaggio nel mondo dei Celti: una mostra permanente nel castello di Vogogna
Il castello di Vogogna, insigne testimonianza di architettura fortificata medievale nella bassa Ossola, ospita al suo interno dal 2023 una mostra permanente sul tema “Nel mondo dei Celti. L’Ossola preromana e la testa di Dresio”.

L’esposizione tratta “aspetti rilevanti della Preistoria e della Protostoria locale e alcuni aspetti specifici sulla civiltà dei Celti” attraverso la documentazione e l’illustrazione di siti archeologici presenti nel territorio ossolano.
Tra questi, risalta per importanza la Balma dei Cervi di Crodo, dove è stata scoperta una delle più importanti pareti con pitture rupestri preistoriche di tutto l’arco alpino, con oltre cento figure dipinte, di cui trenta umane maschili e femminili, rappresentate in modo schematico, a braccia in su e in giù, quasi tutte prive di testa, e forse anche con scene di parto. La datazione di queste pitture, possibile solo su base stilistica, è compresa tra le fasi antiche e medie del Neolitico (oltre 6.000 anni fa) oppure all’età del Bronzo Medio-Recente e Finale (più di 3.000 anni fa). La collocazione delle opere in luogo impervio rende il sito inaccessibile ai visitatori, che però possono compiere un tour virtuale connettendosi al sito www.balmadeicervi.it.
Oltre ai siti megalitici, di cui l’Ossola è particolarmente ricca, la mostra presenta al pubblico un altro reperto di notevole valore. Si tratta di un architrave con incisione dell’uomo-albero, rinvenuto nell’alpeggio di Pianezza e adottato come logo del Parco Nazionale della Val Grande, l’area “wilderness” più estesa in Italia. Di incisioni di questo tipo, con segni alberiformi e antropomorfi realizzati su architravi, ce ne sono parecchie nel territorio ossolano e la loro datazione non è semplice, anche se gli studiosi evidenziano analogie con raffigurazioni simili presenti nella lombarda Valcamonica, riferite cronologicamente all’età del Ferro.
LA TESTA DI DRESIO O “MASCHERONE CELTICO”
Pezzo forte della mostra permanente è, senza dubbio, la Testa di Dresio di Vogogna. Comunemente nota come “Mascherone celtico”, riconducibile cronologicamente al II-III secolo a.C., è considerata il gioiello archeologico ossolano ed è stata definita da Filippo Maria Gambari “il più notevole esempio d’arte propriamente celtica in Piemonte”.
Riferibile alla civiltà dei Leponzi o Leponti (da cui Alpi Lepontine), stanziati nell’Ossola dell’Antichità e mescolati all’elemento gallico, il reperto era murato dal 1753 in una fontana, ritenuta dispensatrice di acque salutari, a fianco dell’oratorio di San Pietro, la più antica chiesa di Vogogna, in frazione Dresio. Restaurato nell’anno 2000 a cura della Soprintendenza di Torino, presenta secondo gli studiosi elementi di contatto con la cultura figurativa celtica dell’Europa orientale.
Il mascherone di Vogogna, realizzato in pietra ollare della valle Antrona, riproduce le fattezze di una divinità indigena delle acque salutifere e della vegetazione, identificata da Gambari nel dio celtico Verkos/Belenos, assimilabile ad Apollo (si ritiene che rimanga traccia del nome Verkos nel toponimo Vergonte, la località ossolana distrutta dalle alluvioni del primo Trecento).
Riguardo ai Leponzi (stanziati nell’area dell’odierna Ossola e del versante svizzero del Verbano, fanno parte del vasto raggruppamento culturale della civiltà di Golasecca, antichi mediatori commerciali tra Etruschi e Celti transalpini), la mostra permanente di Vogogna valorizza anche, con fotografie, alcuni reperti appartenenti alla sezione archeologica del Museo del Paesaggio di Verbania, già nota a livello internazionale dalla fine dell’Ottocento, che è ospitata nella sede distaccata di Ornavasso presso il Palazzo Comunale. Il nucleo più importante di questa collezione è composto dai corredi funerari delle necropoli di Ornavasso, risalenti alla tarda età del Ferro e alla prima romanizzazione .
L’esposizione è completata, infine, da una documentazione storicamente accurata dell’armamento tipico dei guerrieri celti.

IL CASTELLO DI VOGOGNA: CENNI STORICI
Durante la prima metà del Trecento, il paese di Vogogna, fino ad allora di scarsa rilevanza benché dislocato lungo la strada del Sempione, diviene un importante presidio militare, roccaforte dei Visconti, affermandosi come capoluogo dell’Ossola Inferiore, in competizione con Domodossola, che era invece il centro di riferimento politico, amministrativo e commerciale dell’Ossola Superiore. Di questo periodo caratterizzato da particolare prosperità e sviluppo urbano sopravvivono tre insigni testimonianze architettoniche: oltre al Castello visconteo, che era parte di un più ampio sistema difensivo a protezione del borgo ossolano, troviamo la Rocca, di cui si vedono le suggestive vestigia sull’alta rupe del Monte Orsetto, e il Palazzo del Pretorio, elegante costruzione di metà Trecento che fu sede amministrativa dell’Ossola Inferiore fino al primo Ottocento.
Il castello di Vogogna, situato a nord del borgo e addossato a uno sperone di roccia, deve, in gran parte, l’aspetto attuale ai lavori di ingrandimento intrapresi nella seconda metà del Trecento per volontà di Giovanni Visconti, che intendeva proteggere la valle ossolana dalle frequenti incursioni militari provenienti, in particolare, dal Vallese svizzero.
Malgrado l’approntamento di un articolato complesso fortificato, il castello di Vogogna fu vittima nel corso degli anni di numerosi attacchi, che ne compromisero in parte la struttura: tra questi, ricordiamo l’assalto da parte dei domesi, guidati dal marchese del Monferrato, nel 1358-1360, e la nuova incursione svizzera del 1410 (Nel 1412 bisogna registrare l’entrata in scena di Amedeo VIII di Savoia, che riuscì a ottenere, sebbene solo per pochi anni, in quanto contrastato dai Visconti, la dedizione delle comunità dell’Ossola, anticipando di qualche secolo l’integrazione di questi territori dell’alto Piemonte nei domini sabaudi, che avverrà nel 1748 con il trattato di Aquisgrana).
Intorno alla metà del XV secolo (1446), Vogogna venne concessa in feudo alla potente famiglia Borromeo, che non solo potenziò le difese, ma apportò migliore al castello, utilizzandolo anche come residenza temporanea. Adibita a prigione durante il periodo sabaudo, dopo il 1820 l’imponente struttura, ormai di proprietà comunale, venne data in affitto alla nobile famiglia locale dei Lossetti, che ne fece la sua residenza di caccia, utilizzandola fino alla metà del Novecento.
Dopo un periodo di abbandono, il comune di Vogogna promosse interventi di restauro che, nei primi anni Duemila, portarono all’apertura al pubblico del castello, utilizzato oggi come bene culturale e sede espositiva, gestito dal 2017 dall’ACOI – Associazione Culturale Ossola Inferiore.