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Il legame inaspettato tra l’isola di Rodi e il paese di Peveragno

Che cosa può legare il paese di Peveragno, situato ai piedi delle montagne a una manciata di chilometri da Cuneo, alla lontana Rodi, l’isola del Dodecaneso greco che tra il 1310 e il 1523 fu sede dei cavalieri dell’Ordine di San Giovanni, il futuro Sovrano Ordine di Malta?

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Veduta del porto di Rodi nel 1844, da un’incisione d’epoca – collezione privata.

Ebbene, anche se è difficile da immaginare, il legame esiste e ruota attorno alla figura del peveragnese Mario Lago, diplomatico e senatore, che dal 1922 al 1936 rivestì la carica di governatore delle isole greche del Dodecaneso. Queste isole, per circa un trentennio, a seguito della guerra italo-turca del 1911-1912 e dopo alterne vicende sfociate nel trattato di Losanna del 1923, furono annesse al Regno d’Italia e conosciute come Isole italiane dell’Egeo.

Qui, come nei possedimenti in Africa, sorsero comprensori agricoli, destinati ad ospitare i lavoratori provenienti dall’Italia. Tra questi, vi fu il villaggio rurale fondato nel 1929 nell’entroterra di Rodi, a circa venti chilometri dal capoluogo, per iniziativa della Società Anonima di Bonifica Agraria ‘Frutticoltura di Rodi’ e battezzato con il nome di Peveragno Rodio proprio in omaggio al paese d’origine del governatore Mario Lago (in realtà, Lago nacque a Savona, ma la famiglia era piemontese di Peveragno).

Il comprensorio agricolo di Peveragno Rodio, incentrato prevalentemente sulla coltivazione di frutta, uva e olive (anche se non mancava la zootecnia), continuò ad operare fino al 1947 quando, con il riconoscimento della sovranità greca sul Dodecaneso, il villaggio e la tenuta rurale, che aveva raggiunto nel periodo di massimo splendore un’estensione di 3500 ettari, furono abbandonati da lavoratori e residenti. Gli edifici del villaggio, rinominato Epano Kalamonas, non sono ad oggi visitabili perché le strutture anni Trenta, comunque conservate, sono state adibite a base militare dell’esercito greco.

Peveragno Rodio non è l’unica realtà del Dodecaneso legata alla memoria del governatore piemontese Mario Lago, ricordato per la capacità amministrativa e per la condotta sempre rispettosa nei confronti delle popolazioni autoctone, ma vi è anche la località di Portolago (dal cognome del governatore), oggi chiamata Lakki in greco, cittadina fondata agli inizi degli anni Trenta sulle coste dell’isola di Lero in corrispondenza di un importante porto naturale divenuto sede di una base navale della Regia Marina.

Nel 1936 Mario Lago fu sostituito nella carica di governatore del Dodecaneso da un altro piemontese, Cesare Maria de Vecchi, nativo di Casale Monferrato, conte di Val Cismon dal 1925, esponente dell’ala monarchica e cattolica del partito fascista. Decaduto all’inizio del 1944 dalla carica di senatore, Lago si ritirò sull’isola di Capri, dove morì nel 1950.

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La cappella di San Giorgio con il curioso campanile ispirato ai minareti di Rodi.

La memoria di Mario Lago e dei lunghi anni trascorsi a governare il lontano Dodecaneso riecheggia anche nella singolare forma – si potrebbe dire esotica – di un edificio che sorge al di fuori dell’abitato di Peveragno, in posizione panoramica sul territorio circostante. Si tratta della cappella di San Giorgio Martire, di fondazione duecentesca, che appare innestata su un basamento roccioso recante i segni rivelatori (incisioni e coppelle) di antiche frequentazioni cultuali pre-cristiane.

La chiesa, fino ai primi anni Novanta, quando avvenne un furto ad opera di ignoti, conservava nell’area absidale le tracce di un grande affresco quattrocentesco attribuito al pittore tardo gotico Giovanni Mazzucco, che era stato riportato alla luce nel 1969, raffigurante San Giorgio nell’atto di salvare la principessa dal drago.

Il campanile dalla sagoma curiosa, che svetta sull’edificio sacro, è stato invece aggiunto negli anni Trenta del Novecento. Come viene riportato in più fonti, pare che la slanciata costruzione sia stata progettata in questa forma inusuale proprio con l’intento di richiamare il profilo levantino dei minareti di Rodi, lascito del lungo dominio ottomano sul Dodecaneso e ulteriore traccia di quel sottile filo che unì, per un certo periodo, il comune piemontese famoso per la coltivazione delle fragole all’isola greca dove ebbero sede, per un paio di secoli, i cavalieri Gerosolimitani.

Paolo Barosso

Giornalista pubblicista, laureato in giurisprudenza, si occupa da anni di uffici stampa legati al settore culturale e all’ambito dell’enogastronomia. Collabora e ha collaborato, scrivendo di curiosità storiche e culturali legate al Piemonte, con testate e siti internet tra cui piemontenews.it, torinocuriosa.it e Il Torinese, oltre che con il mensile cartaceo “Panorami”. Sul blog kiteinnepal cura una rubrica dedicata al Piemonte che viene tradotta in lingua piemontese ed è tra i promotori del progetto piemonteis.org.

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