PERSONESTORIE DA RACCONTARE

I pontefici piemontesi: Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio

Seconda parte

A parte il piemontese, o meglio, il savoiardo Amedeo VIII, che assunse il nome di Felice V, ma che peraltro più che un papa è stato un antipapa (e che a Roma molto probabilnente non è mai andato) sono stati due i piemontesi saliti al soglio di San Pietro. Il primo, di cui abbiamo parlato nella prima parte di questo articolo (chi volesse leggerlo, clicchi QUI), è stato Pio V, nato a Bosco Marengo il 17 Gennaio 1504 e morto a Roma il 1° Maggio 1572.

Il secondo, come tutti sappiamo, è stato Papa Francesco, ovvero Papa Jorge Mario Bergoglio, che in realtà nacque a Buenos Aires, ma le cui origini erano indubbiamente piemontesi.

La storia di Papa Francesco è storia nota e recente, ma credo possa essere interessante ripercorrerla brevemente insieme ai nostri Lettori, perché è una storia davvero sorprendente.

Quando nonno Giovanni Bergoglio e nonna Rosa Margherita Vassallo nel Febbraio del 1929 attraversarono l’Atlantico su un piroscafo diretti alla periferia del mondo, il loro figlio Mario Bergoglio (1908 | 1961), torinese di nascita, ma di origini astigiane (precisamente di Bricco Marmorito-Portocomaro Stazione, dove aveva vissuto la famiglia Bergoglio prima di trasferirsi nel capoluogo piemontese), anch’egli a bordo del vapore con i genitori, non era ancora sposato. Il matrimonio di Mario con Regina Sivori (1911 | 1981) si sarebbe celebrato qualche anno dopo in Argentina e il piccolo Jorge venne alla luce il 17 Dicembre 1936. Era il primogenito di altri 4 fratelli e sorelle (Oscar Adrian, Maria Elena, Horacio Alberto e Marta Regina).

Papà Mario s’impiegò come contabile nelle Ferrovie Argentine; mamma Regina si occupava dell’economia domestica e dell’educazione dei suoi cinque figli. Ma un ruolo fondamentale nell’educazione e della formazione religiosa del piccolo Jorge fu giocato dall’amatissima nonna Rosa Margherita, originaria di Piana Crixia (sul crinale estremo dell’Alta Langa, tra Piemonte e Liguria) che gli impartì i fondamenti della fede, continuando a parlare in famiglia la lingua piemontese, che Jorge comprendeva benissimo.

Jorge si diploma come perito chimico, poi entra nel Seminario Diocesano di Buenos Aires. Nel 1958 diventa novizio della Compagnia di Gesù. Segue in Cile studi umanistici; poi, nel 1963, torna in Argentina e consegue la laurea in Filosofia all’Istituto San Giuseppe (Colegio Máximo) di San Miguel (provincia di Buenos Aires).

Fra il 1964 e il 1965 ricopre la cattedra di Letteratura e Psicologia nel Collegio dell’Immacolata di Santa Fé.  Nel 1966 torna a Buenos Aires come docente di queste due materie presso il Collegio del Salvatore.

Il 13 Dicembre 1969 viene ordinato sacerdote dall’arcivescovo di Córdoba, monsignor Ramón José Castellano, ma la sua vocazione risale al 1953, quando Jorge ha 17 anni, e sceglie di praticare un apostolato in mezzo alla gente, soprattutto tra i poveri e gli emarginati, con gioia e semplicità, spinto dal cuore misericordioso di Gesù.

Lo stemma cardinalizio di Jorge Mario Bergoglio

Nel 1970 consegue la sua seconda laurea in Teologia presso il Collegio San Giuseppe di San Miguel. La sua carriera è brillante e rapidissima. Diventa presto docente di Teologia, Consultore provinciale dei Gesuiti e Rettore del Collegio. Il 31 luglio 1973 viene nominato Provinciale dei Gesuiti dell’Argentina. Tra il 1980 e il 1986, ricopre l’incarico di Rettore del Collegio San Giuseppe e viene nominato parroco a San Miguel. Nel 1986 si reca in Germania per approfondire i suoi studi teologici, poi torna a Buenos Aires e successivamente a Córdoba, come direttore spirituale e confessore.

Negli Anni Novanta, il Cardinale Antonio Quarracino lo richiama a Buenos Aires come suo stretto collaboratore. Nel 1992 è nominato Vescovo ausiliare di Buenos Aires. Nel 1987, alla morte di Quarracino, gli succede come arcivescovo di Buenos Aires.

Come arcivescovo della capitale argentina, pensa a un progetto missionario incentrato sulla comunione e sull’evangelizzazione, con quattro obiettivi principali: comunità aperte e fraterne; protagonismo di un laicato consapevole; evangelizzazione rivolta a ogni abitante della città; assistenza ai poveri e ai malati.

Nei confronti della Teologia della Liberazione (una corrente di pensiero cristiano sorta negli Anni Sessanta, che mirava a risolvere le ingiustizie sociali con l’adozione di energiche politiche sociali ed economiche mirate), Bergoglio aveva assunto una posizione più moderata, impegnandosi tuttavia con grande energia nella lotta per il raggiungimento di una diffusa giustizia sociale, con un’attenzione particolare sempre rivolta ai poveri e agli emarginati, ma rifiutando il ricorso ad azioni rivoluzionarie e violente, ed evitando di politicizzare la religione. E in questa missione si dedicò durante tutto il suo apostolato, anche da arcivescovo. 

Un ritratto di Papa Francesco I°

A tal proposito, è interessante la testimonianza di Francesca Ambrogetti, che è stata una biografa di Papa Francesco:

 “Le Villas miserias sono agglomerati di case fatiscenti che si sviluppano al margine della capitale, per accogliere migliaia di diseredati: i paria, gli emarginati. In questi luoghi, Papa Francesco, o come lo chiamano ancora oggi, padre Jorge, andava spesso. Non visite di circostanza. Partecipava alle processioni, stringeva le mani, abbracciava la gente. Ma le Villas hanno strade di terra, polvere e fango. Quando arrivava (e non interruppe mai le sue visite neanche quando fu nominato cardinale) e pioveva, tutti si preoccupavano per ripararlo dall’acqua. Con il fango quasi alle ginocchia, s’inzaccherava, si inzuppava, ma lui non desisteva: voleva provare ciò che sentivano le persone. Ogni volta che andava in Villa entrava nelle case, prendeva il mate, parlava con le famiglie. Voleva ascoltare i loro problemi. Donava loro parole di conforto. Diceva sempre che se non viveva le situazioni concrete non le poteva capire fino in fondo.”

Il 21 Febbraio 2001, Giovanni Paolo II lo nomina cardinale.  Nel 2005 partecipa al Conclave per l’elezione di Papa Benedetto XVI.

Il 13 Marzo 2013, viene eletto Sommo Pontefice. Il suo è stato un pontificato caratterizzato da decine di viaggi in ogni Continente, aperto ai giovani, non convenzionale e per molti versi rivoluzionario. Francesco è stato un grande operatore di pace, che seppe adottare un linguaggio semplice e diretto, fruibile da tutti. Con lui, il cerimoniale adottato in Vaticano diventa essenziale, senza fronzoli e orpelli.  Il suo operato è stato quello di un grande papa, ed è storia recente e conosciuta. Tutti abbiamo ancora impressa nella mente la sua figura implorante davanti al crocifisso in quella notte di pioggia in una Piazza San Pietro deserta, nel silenzio e nel buio, trafitto solo dalle sirene delle ambulanze che trasportavano i malati di Covid.  

Papa Francesco muore in Vaticano, presso la Domus Sanctae Marthae, da lui scelta come abitazione privata, il 21 Aprile 2025. Era un  lunedì, il Lunedì dell’Angelo, ed erano le ore 07.35. Le esequie si svolsero in Piazza San Pietro, tra la palpabile commozione di migliaia di intervenuti, e furono riprese in diretta televisiva mondiale; la sepoltura si tenne presso la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore Sabato 26 Aprile 2025. Sulla sua tomba, essenziale e spartana, solo un nome: FRANCISCUS.

Sergio Donna

Sergio Donna

Torinese di Borgo San Paolo, Sergio Donna è Presidente dell’Associazione di volontariato culturale Monginevro Cultura. È autore di romanzi, saggi e poesie, in Lingua italiana e piemontese. Appassionato di storia e cultura del Piemonte, in collaborazione con altri studiosi e giornalisti del territorio ha pubblicato le monografie “Torèt, le fontanelle verdi di Torino”, “Portoni di Palazzi torinesi”, “Chiese, Campanili & Campane di Torino”, “Giardini di Torino”, “Fontane di Torino”, “Statue di Torino”, “Ponti di Torino" e "Caffè e Locali storici di Torino”. Tra le sue raccolte poetiche, ricordiamo “Lines”, “Laeta Carmina”, “Sonetti”, "Metrica | mente" e “Kairos” (in Lingua Italiana), e “Cerea” e “Tóira e ritória” (in Lingua piemontese). Al suo attivo, anche una raccolta bilingue (italiano e piemontese) in quattro volumi di 400 poesie brevi di stile giapponese, dal titolo "Ciameje nen haiku | Non chiamateli haiku”. Ha scritto inoltre i romanzi “Il trionfo della bandiera” e “Lo scudetto revocato”. Come giornalista, ha collaborato diversi anni con il quotidiano on line “Piemonte Top News” e con la rivista “Torino Storia”. Attualmente scrive per il quotidiano on line “Storie Piemontesi”, per i mensili “Vagienna” e “Piemontèis Ancheuj” e per il periodico “Savej”. È fondatore dei Premi Letterari Internazionali “Lampi di Poesia | Slussi ’d Poesìa”, “Jucunde docet” e “Poesia Granata”, per poesie e racconti in Lingua italiana e Lingua piemontese. È anche Autore di testi di canzoni in piemontese, musicate da noti chansonnier del territorio, ed è docente di Lingua e Letteratura Piemontese all’Unitre di Torino e di altre Sedi decentrate. Per Monginevro Cultura, Sergio Donna cura da tempo le edizioni annuali dell’ “Armanach Piemontèis - Stòrie d’antan”.

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